Inserimento al nido. Da mamma a mamma

Per la mia bambina è il secondo anno al nido. L'inserimento quest'anno è stato velocissimo. Giusto un bacio sulla porta e un saluto con la manina. Ma accompagnandola il primo giorno mi sono venuti in mente i primi giorni dello scorso anno. Questa è la mia esperienza personale.

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Inserimento al nido. Da mamma a mamma



Per Costanza, due anni a novembre, è il secondo anno al nido. E ieri è stato il suo primo giorno. Le insegnanti mi avevano avvisato che dopo due mesi e mezzo di lontananza, la bimba avrebbe potuto manifestare qualche problema o disagio. Cosa che, per fortuna, non si è verificata.
Da giorni, infatti, la stavamo preparando, ricordandole il nome delle sue educatrici, il nome dei suoi compagni, cantando insieme le canzoncine che aveva imparato lo scorso anno... La sera prima avevo anticipato gli orari di pappa e nanna, le avevo spiegato che la mattina dopo sarebbe tornata al nido e avevamo scelto 'insieme' il vestitino da indossare.
É stato tutto molto semplice e naturale. L'abbiamo accompagnata, come mille altre volte lo scorso anno, salutata con un bacio sulla porta e mentre lei, tutta trionfante, entrava e prendeva possesso degli spazi e dei giocattoli, le abbiamo ricordato che la nonna sarebbe andata a prenderla nel pomeriggio.


Non ha fatto una piega. Si è girata e salutandoci con la manina ha detto: La nonna arriva dopo. Ed è sparita tra la cucina e il carrello.
In quei momenti, però, mentre guardavo la mamma di una bimba piccolissima che si accingeva a frequentare il suo primo anno, ho ripensato all'anno precedente, quando anche per Costanza era la prima volta, e poiché per noi è stata un'esperienza decisamente positiva, sia per ciò che riguarda l'inserimento sia per quello che riguarda la sua frequentazione della struttura, ho pensato potesse essere utile raccontarla, dal mio punto di vista. Senza occhio clinico e parere dell'esperto.


Sono sempre stata una sostenitrice del nido. Pur conoscendo tutte le teorie relative al fatto che i bambini debbano stare con i genitori, che l'affetto materno sia insostituibile, che comunque prima dei due anni la socializzazione conti poco.... Nonostante tutto, io ho sempre sostenuto che avrei mandato mia figlia al nido.
E così è stato al termine dei mie 11 mesi di maternità (5 di obbligatoria e 6 di facoltativa), quando Costanza aveva appena compiuto i suoi 10 mesi.
Durante l'anno precedente, avevo selezionato una serie di strutture in zona che avevo indicato come possibili scelte nel modulo da compilare per rientrare nelle graduatorie del Comune e ho avuto la fortuna che mia figlia avesse tutti i requisiti per entrare in una di quelle da me indicate. Avevo, quindi, già parlato con la coordinatrice e sapevo, a grandi linee, cosa aspettarmi.
Inoltre, il nido organizza una giornata di incontro con i genitori e il bimbo nel giorno che precede l'inserimento vero e proprio  e questo ci ha permesso non solo di far conoscere a Costanza l'ambiente e le educatrici, ma anche di spiegare a queste, nel dettaglio, le abitudini, i problemi, i comportamenti della piccola nelle varie situazioni della vita quotidiana.

Il 2 settembre 2013, quindi, per Costanza è stato il grande giorno. E, in qualche modo, anche per noi.
Ero emozionata. Sì. Ma non ero animata da nessuno di quei sentimenti che molte mamme dicono di provare: sensi di colpa, paura, nostalgia...
Personalmente, mi sentivo felice per lei, emozionata all'idea che stesse per vivere un'esperienza completamente diversa da quella che aveva vissuto fino a quel momento, curiosa di vedere le sue reazioni, sollevata dal fatto che l'ambiente fosse accogliente e familiare.
La bambina, dal canto suo, era assolutamente tranquilla.
Il primo giorno siamo rimasti al nido un paio di ore. Eravamo presenti sia io che il papà. Le educatrici non sono mai intervenute nella gestione della bambina. Lei ha giocato con lo scivolo, con la piscina delle palline colorate, ha sfogliato qualche librino, si è impossessata di un piccolo trattore. E ha avuto le prime interazioni con altri bimbi (molti dei quali ugualmente alle prese con l'inserimento).
Il secondo giorno sono andata solo io. Costanza sembrava perfettamente a suo agio negli spazi del nido. Per la prima volta in vita sua ha usato le manine per applaudire, imitando i bambini a cui vedeva farlo. Ha fatto merena con gli altri e ha riso tanto.
Il terzo giorno sono rimasta con lei solo mezz'ora. Quindi l'ho lasciata con le educatrici rimanendo in zona caso mai piangesse o avesse qualche problema.
Dopo un'ora mi telefona la coordinatrice dicendomi che era tutto a posto e che potevo passare a prendere la bambina per l'ora di pranzo.
Il quarto giorno Costanza si è fermata a mangiare al nido e io sono andata a prenderla alle quattro dopo la nanna.

La crisi, mi avevano spiegato le educatrici, avrebbe potuto avvenire in qualsiasi momento. Lei nei primi giorni non ha mai pianto. Mi salutava con la manina quando andavo via, ma sembrava più che altro incuriosita da quell'ambiente nuovo, pieno di cose, colori e persone strane che lo popolavano.
Io ero decisamente serena. Certo. Mi sembrava molto strano lasciarla in balia di se stessa dopo aver passato con lei 11 mesi della mia vita, 24 ore su 24. Ma ero sicura che quella del nido sarebbe stata un'esperienza positiva. Mi fidavo ciecamente delle insegnanti che mi hanno fatto sin da subito un'ottima impressione ed ero galvanizzata dalle reazioni positive di Costanza che non sembrava minimamente aver accusato il cambiamento: era serena quando l'accompagnavo, felice di vedermi quando andavo a prenderla, tranquilla durante la pappa e normale con la nanna.
Insomma, era tutto a posto.
E, a parte qualche rara mattina in cui ha fatto storie per entrare (ma contandole tutte penso non si arrivi a cinque), non ha mai mai pianto o dato segni di disagio. Nemmeno quando io ho ricominciato a lavorare a tempo pieno e a prenderla il pomeriggio andava la nonna.

A COSA LE É SERVITO IL PRIMO ANNO DI NIDO
  • Dopo poco meno di un mese dall'inserimento, su suggerimento delle educatrici, siamo passati dalle pappe ai pasti veri e propri. Per Costanza che da sempre aveva avuto problemi con il cibo e che aveva avuto uno svezzamento decisamente faticoso, è stata la svolta. Ha iniziato a mangiare felicemente e senza grossi problemi, rifiutando solo le verdure che, purtroppo, ancora non vuole (abbiamo chiesto, però, all'asilo di continuare a proporgliele e così facciamo noi a casa. Pare che a volte, forse per imitare i suoi compagni, qualcosa decida di assaggiarlo).
  • Ha imparato a usare il cucchiaino relativamente presto. Comunque ben prima dei 18 mesi. Già a un anno e pochissimi mesi mangiava da sola con le manine. E poco dopo con le posate, nonostante qualche pasticcio. Ovviamente si tratta di un'evoluzione normale. Ma sono convinta che a casa sarebbe successo con qualche mese di ritardo. E che la frequentazione del nido, da questo punto di vista, sia stata fondamentale.
  • Nel giro di due mesi dal suo primo giorno, ha iniziato a camminare, migliorando tantissimo le capacità motorie. Probabilmente anche questo sarebbe successo a prescindere. Ma indubbiamente i grandi spazi a disposizione, alcuni giocattoli, l'imitazione dei compagni, le lezioni di motricità proposte durante l'anno sono serviti tantissimo in questo senso.
  • Il suo vocabolario si è ampliato. A 2 anni non ancora compiuti parla in modo articolato pronunciando tantissime parole e facendosi capire in quasi tutte le situazioni di vita quotidiana. Anche in questo, credo che la frequentazione del nido e di bimbi più grandi sia stata preziosa e abbia contribuito al suo sviluppo.
  • Ha imparato a condividere spazi e tempi con altri bambini.
  • Ha partecipato a lezioni di musica, svolto attività di manipolazione, partecipato a giochi e situazioni di gruppo.

GLI ASPETTI NEGATIVI
Sinceramente, la mia esperienza è stata a tal punto positiva che fatico a trovare aspetti negativi. Ma se posso dirne una, da non sottovalutare il fattore malattie. Costanza, che nei suoi primi 10 mesi di vita non aveva mai avuto nemmeno un raffreddore, si è ammalata dopo poche settimane di frequentazione. Da settembre a giugno ha sempre avuto il naso che le colava. Ha preso un virus intestinale al mese, laringite, virus influenzali, quinta e sesta malattia e ha scampato, non si sa come, malattie esantematiche quali la Mani, piedi, bocca e la varicella.
É una cosa che deve essere messa in conto. Io non me lo aspettavo e i primi tempi ero un po' sconvolta. Non tanto per le malattie in sé, quanto per l'organizzazione familiare dovendo comunque andare al lavoro.
Diciamo che anche adesso, quando sul display del cellulare mi appare 'Nido', nel giro di 10 secondi penso a tutte le possibili soluzioni nel caso in cui la bambina stia male e sono diventata bravissima a incastrare impegni di lavoro e di famiglia.

UN CONSIGLIO?
Non ne ho. Ogni storia è un caso a sé. Ogni bambino è un bambino diverso. Ogni mamma è una mamma diversa. Non c'è la formula magica. Quella che per me e la mia bimba è stata un'esperienza meravigliosa, per altri potrebbe essere un incubo. Il distacco da figli è qualcosa che ciascuna di noi vive in modo diverso. E non è condannabile o criticabile chi si sente in colpa e chi, invece, no. Perché l'amore non passa necessariamente per il numero di ore passate assieme. O per la dedizione totale e assoluta a costo di qualsiasi rinuncia. Così come una mamma che decide di tornare al lavoro dopo la maternità (e che ne ha la possibilità) non è più in gamba di una che sceglie di rimanere a casa per prendersi cura dei propri figli. 
Personalmente mi indigno quando leggo certi articoli volti ad accentuare i sensi di colpa delle mamme, in un verso o nell'altro.
Il solo consiglio che posso dare, per chi ne ha la possibilità, è di seguire l'istinto. Se ritenete che vostro figlio non debba andare al nido e preferite optare per una soluzione diversa, avendone la possibilità, fatelo.
Se, però, scegliete il nido, siatene contente, dimostratevi fiduciose con il bambino e confidate nelle insegnanti.
Il vostro stato d'animo, probabilmente, condizionerà anche le reazioni del piccolo di fronte al cambiamento.



 

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  • Commento inserito da Alessia il 5 settembre 2014 alle ore 09:44

    Ciao Grazia.

    Nel nido di Costanza l'inserimento è calibrato sulle esigenze del bambino. Se il bambino non ha problemi i tempi sono ridotti. Se, invece, sembra non accettare la cosa allungati.

    Per me, un inserimento obbligatorio di due settimane sarebbe stato un problema per via del lavoro. Ma capisco che in alcuni casi è assolutamente necessario.

    Ciao

    Alessia

  • Commento inserito da Grazia Nido Famiglia Bimbi Rho il 5 settembre 2014 alle ore 08:44

    Nel nostro piccolo nido cerchiamo sempre di fare un inserimento di almeno due settimane...l'inserimento è molto importante sia per il bimbo che per noi educatrici...quest'anno sono tornati bimbi dopo un mese di vacanza senza nessun problema come tutti gli anni...il rapporto educatore-mamma è molto importante e la nostra è come una grande famiglia :-)

  • Commento inserito da Franci il 3 settembre 2014 alle ore 21:04

    Finalmente una mamma che la pensa come me! Mio figlio ha iniziato il nido ad una settimana dai suoi nove mesi e le maestre gli e mi fanno i complimenti perché è bravissimo. Io sono felice per lui e molto orgogliosa. Non ho pianto, non ero nervosa, né preoccupata. Conosco mamme che mi considererebbero una "madre degenere" ma io voglio il meglio per mio figlio ed il meglio non è "attaccato alle mie sottane". Voglio che scopra il mondo e che abbia liacere a tornare da me a raccontarmelo...

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