Quando e come abbandonare il ciuccio?
Qual è il momento migliore per chiedere al bambino di abbandonare l'uso del ciuccio? Quale dovrebbe essere il comportamento dei genitori durante questa delicata fase di passaggio? E perché alcuni bambini faticano più di altri ad abbandonare il succiotto?
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di Associazione Pollicino La suzione è uno dei primi riflessi della vita neonatale che induce il neonato a cercare il seno materno, promuovendo la sostituzione del nutrimento proveniente dal cordone ombelicale con il latte.
L’incontro fondamentale tra il neonato – con le sue esigenze materiali (soddisfare la fame e la sete, in primis) – e il genitore che si occupa di lui, avviene in un 'luogo' ben preciso: la bocca del bambino. L’atto della suzione e la cavità orale vengono quindi fin da subito associati dal piccolo sia alla soddisfazione della fame che all’esperienza del puro piacere dato dal giacere tra le mani di un altro amorevole, che si dedica pienamente a lui. In effetti, dopo il primo mese di vita, accade spesso che il bambino al termine della poppata, quindi una volta sazio, non si stacchi dalla tettarella o dal capezzolo, e che indugi succhiando, ma senza deglutire, dando l’impressione di voler godere ancora un po’ del puro piacere dell’abbraccio materno.
Freud chiama questa attività del neonato succhiare con delizia proprio a indicare il fatto che si tratta di un movimento privo di fine, come un gioco: il neonato succhia a vuoto per un suo particolare piacere, procurandosi una soddisfazione mentale, indipendente cioè dal ‘piacere della pancia’. Questa è la soddisfazione della pulsione orale.
Tuttavia, per alcuni bambini, il ‘succhiare con delizia’ potrebbe essere una scoperta che avviene successivamente, anche alla fine della prima infanzia, ed è bene ricordare come il piacere sensoriale del bambino piccolo possa trovarsi anche altrove (bambini che accarezzano lenzuolini, che annusano i capelli della bambola, bambini che utilizzano parti del proprio corpo lontane dalla bocca per gratificarsi).
Sebbene sia naturale che il bambino spontaneamente ricerchi delle attività autonome che producano piacere, come ciucciare il dito o il succhiotto, non sempre i genitori sono in grado di cogliere in senso profondo di questo aspetto della vita infantile.
Il criterio che può aiutare il genitore a scegliere se assecondare o meno l’abitudine a succhiare è il rispetto della soggettività e unicità del proprio bambino; quando il succhiare ha un potere calmante e rilassante sul bambino ma i genitori ritengono necessario dosarne l’utilizzo, è invece utile trovare una modalità e un rimedio alternativo che infonda coraggio nel piccolo.
Qualora i genitori ritengano che l’abitudine di succhiare vada definitivamente interrotta, è fondamentale che facciano sentire al figlio di essere fermamente convinti che lui sia in grado di fare anche a meno di questo, sostenendolo e spronandolo a trovare modalità di soddisfacimento più opportune in relazione alla sua età. Il possibile valore simbolico del succhiare suggerisce di evitare di proporre al figlio l’abbandono del ciuccio in concomitanza di momenti particolarmente faticosi per lui, in particolare con riferimento al distacco dalla mamma.
Inoltre, è preferibile introdurre questa novità in quei momenti della crescita in cui il piccolo fa ricorso meno frequentemente al ciucciare, approfittando di quelle occasioni in cui gli capita di dimenticare o di perdere il ciuccio.
É bene che la rinuncia al ciuccio, come ogni cambiamento, sia progressiva e consona al significato che il bimbo attribuisce all’atto di succhiare: punire o rimproverare aspramente il bambino che mette il dito in bocca possono infatti produrre effetti molto peggiori di quelli legati al succhiare a lungo il dito.
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