Dislessia: parola abusata
Si è tenuta il 16 dicembre 2011 presso l'aula di Montecitorio la conferenza stampa dal titolo Scuola dell’Obbligo e disturbi specifici dell’apprendimento con la presentazione dei risultati del progetto Ora sì
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di Manuela Magri Troppi bambini in Italia sono considerati dislessici, ma in realtà hanno solo disturbi comuni. È questo l’allarme lanciato dall’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma - centro accreditato dal Sistema sanitario nazionale di terapia e ricerca per l'età evolutiva, operativo dal 1970, ed ente di formazione e aggiornamento per medici, psicologi e insegnanti - che venerdì 16 dicembre ha presentato, in occasione della conferenza stampa sul tema La Scuola dell’obbligo e i Disturbi specifici dell’apprendimento, presso la Sala delle Conferenze Stampa di Montecitorio, alla presenza del responsabile dei rapporti con il mondo Scuola Udc, onorevole Paola Binett, e del direttore dell’Ido, Federico Bianchi di Castelbianco, i risultati di un’indagine condotta in numerose scuole materne ed elementari per individuare i bambini a rischio di Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), sottolineando che una percentuale elevata di bambini è stata erroneamente indicata a rischio Dsa. L’indagine è stata realizzata all’interno del progetto ORA SI!, promosso dall’associazione di scuole Una rete per la qualità in collaborazione con l’IdO. Si tratta di un’iniziativa nata per dare ai docenti la migliore metodologia di supporto e per arginare il problema legato alla sproporzionata segnalazione dei Dsa nei diversi momenti dell’iter scolastico (materna, elementari, media e scuola superiore). In altre parole, se un bambino ha problemi scolastici, fatica a entrare o apprendere certi meccanismi, non riesce a concentrarsi sul suo lavoro, il problema potrebbe essere legato a Dsa. Ma prima di affermarlo, è necessario escludere tutte le altre eventuali situazioni che potrebbe determinare una simile situazione (fatica di rapportarsi con insegnanti e compagni, problemi in famiglia, timidezza…)
Infatti, come spiega il direttore dell’IdO, Federico Bianchi di Castelbianco, “segnalare come dislessici bambini che in realtà non lo sono comporta due gravi rischi: sono dirottati su percorsi alternativi come portatori di una disabilità che non hanno, con oneri economici non sostenibili e totalmente inutili, mentre il loro problema non solo non verrà affrontato ma lascerà un vuoto di conoscenze che si ripercuoterà pesantemente sul loro curriculum studiorum”.
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Commento inserito da Alessandra il 27 gennaio 2012 alle ore 07:06
L'articolo è interessante ma in alcuni punti sembra sottintendere che si abusa del termine DSA; mia figlia ha passato 3 anni di scuola elementare sentendosi ripetere che era solo lei che non voleva impegnarsi e non c'erano problemi. Ora che ha una diagnosi di DSA, può usufruire degli strumenti compensativi che le spettano, ma svolge ugualmente lo stesso programma degli altri alunni e, come lei, gli altri suoi compagni con problemi analoghi.
Quindi trovo poco corretto sostenere che questa diagnosi porta a squilibri nel curriculum. Gli alunni con DSA svolgono lo stesso programma degli altri e non hanno carenze nel curriculum scolastico a causa della diagnosi,anzi il dare un nome alla loro difficoltà li aiuta a costruirsi un autostima, che altrimenti viene affossata dall'abuso di giudizi come : non si impegna, non lavora, si distrae
Commento inserito da elena il 22 dicembre 2011 alle ore 22:14
Anche il mio bimbo è sotto osservazione per via di alcuni"campanelli d'allarme"riguardanti la Dsa ma mi è stato detto che ci sono test specifici per diagnosticarla da effettuare dopo la seconda elementare.Quindi dovrei dedurre che non sono attendibili.Il tutto mi lascia un pò confusa.Di certo alcuni bambini hanno un reale bisogno di sostegni individuali,l'esempio è il mio bimbo.
Commento inserito da LOREDANA il 22 dicembre 2011 alle ore 13:31
Mia figlia ha di questi problemi. la memoria non tiene tutto ciò che gli viene spiegato o letto. Mi avete messo una pulce nell'orecchio ma l'articolo è troppo breve. sarebbe meglio approfondiste.