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Estate: il tempo che non c'è

Nei mesi estivi cambiano i ritmi e cambia il concetto di tempo. Sia per i bambini che per gli adulti. Che possono utilizzare questo momento per imparare a giocare assieme e a creare tra loro nuovi spazi di comunicazione.

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Estate: il tempo che non c'è



L'estate rappresenta per bambini e per i genitori il periodo del 'non tempo' dal momento che si esprime come fase, anche abbastanza ampia (circa due mesi), in cui il concetto di tempo viene ad assumere una definizione diversa rispetto al resto dell'anno, soprattutto a quello scolastico per i piccoli.
Infatti, la possibilità di gestire la giornata con una scansione non ritmata dal risveglio per andare a scuola, dal pomeriggio caricato da attività sportive e dai “compiti”, dalla sera vincolata al necessario “andare a letto presto”, rende il tempo estivo meravigliosamente qualificato da esperienze di riposo e relax per tutta la famiglia.


I bambini in questo periodo giocano in modo diverso con i giocattoli che hanno in casa: al genitore sarà facile osservare che il giocattolo 'casalingo' diventa in estate una sorta di trait-d'union con l'ambiente – casa. C'è l'esigenza dei piccoli di portare con sé in piscina il peluche preferito, le macchinine lasciano spazio ai motoscafi, le bambole arrivano sulle spiagge come vere signore...
Ci sono, poi, i nuovi giocattoli: secchielli e palette, palle e gonfiabili... che arricchiscono i momenti di relax con l'effetto morbido che ne deriva.


In questa fase dell’anno è fondamentale valorizzare il rapporto ludico tra genitori e figli attraverso la molteplicità di attività che il bel tempo concede. 
É prezioso, stando più tempo lontani da scuola e lavoro, dedicare maggiori spazi di gioco comune che diventano momento di confronto, di osservazione reciproca, di affettuosità espressa, e che permette al bambino, in modo divertente e senza lo stress del compito, di 'ripetere' le esperienze didattiche svolte nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria durante l'anno scolastico.
Dipingere, organizzare delle sabbie da colorare con gessetti, giocare con l’acqua da colorare o da versare in recipienti e contenitori di varie altezze e forme, costruire castelli sulla spiaggia, inventare storie, simulare ricerche (di 'reperti' antichi: conchiglie, oggetti), fare cacce al tesoro, correre, giocare a palla, andare in bici..., sono alcuni dei momenti – gioco di grande funzionalità psicomotoria e cognitiva per i bambini, che rendono l'estate davvero un periodo di grande rilassamento e di apprendimento ludico.
Le grandi abilità acquisite durante l’anno scolastico, infatti, in estate tendono a essere sperimentate dai bambini sotto forme diverse, e in questo l'attenzione dell'adulto a predisporre attività motivanti e divertenti è importantissima. É facile in questi periodi ridurre al minimo la presenza dei piccoli davanti alla tv e al computer, in quanto è più facile stare all'aperto e concedersi un po’ di vacanza.

Tuttavia, all'inizio, organizzare le giornate non appare una cosa semplice, sia per mamma e papà che per il bambino. Occorre, infatti, una fase di adattamento che, in tale situazione, serve a scrollarsi dai ritmi frenetici che caratterizzano il periodo pre – feriale. Per questo è fondamentale, innanzitutto, lasciare che i bambini si lascino andare a un risveglio più lento al mattino (non troppo però: non sarebbe funzionale, infatti, per un buon ritmo, 'sfalsare' del tutto la quotidianità dei piccoli e dell’intera famiglia).
Nella valorizzazione del rapporto gioco estivo è importante che l'adulto riesca a gestire anche il proprio tempo, attraverso dei momenti personali di lettura, di ascolto di radio, di relax, poiché solo favorendo dei momenti ritagliati con cura e senza inferenze esterne è possibile promuovere il benessere della coppia adulto – bambino: in altri termini, se si è in ferie, da un lato è essenziale stringere un patto con i tempi distesi e di maggiore disponibilità al gioco con i propri figli, dall’altro il bambino va (in relazione certamente all'età che caratterizza la maggiore o minore dipendenza dall’adulto di riferimento) abituato a lasciare qualche minuto e un po’ di spazio di libero movimento psicologico anche a mamma e papà.

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