Bambini con il GPS incorporato

Una volta i bambini uscivano a giocare e le mamme, per ‘geolocalizzarli’ urlavano dalla finestra finché una voce lontana, persa chissà dove rispondeva ‘arrivo’.
Poi gli spazi aperti si sono ristretti, i bambini hanno iniziato a giocare nel cortili sotto casa e alle mamme era sufficiente un’occhiata e un richiamo per rintracciare il pargolo urlante.
Alla fine sono arrivati i cellulari. Così, con la scusa di sapere dove sono i propri bimbi, molti genitori si sono lasciati convincere ad acquistare il telefono che poi è diventato smartphone. In questo modo, con un messaggio, una talefonata o videochiamata, un what’s app, il controllo si è esteso ulteriormente.
Ora, la nuova frontiera dell’essere genitori oggi, prevede che i piccoli siano dotati di dispositivi tecnologici che consentano la loro localizzazione semplicemente usando un’app.
In pratica, come i sorvegliati in libera uscita.

Le scarpe Tikimo, per esempio, si muovono in questa direzione. Si tratta di calzature ipertecnologiche in grado di riconoscere il piede di chi le indossa, identificandolo in modo univoco. Scaricando, quindi, l’apposita app e interrogando la mappa, sarà possibile sapere sempre dove si trova il piccolo e quali sono i suoi spostamenti.
Bellissimo, potrebbero pensare alcuni genitori particolarmente apprensivi.
Inquietante, quelli che sono convinti che la libertà personale valga più di tutto.

Dov’è la verità. Come sempre nel mezzo.
E’ evidente che per i bambini di oggi i pericoli sono infiniti e poterli controllare a distanza assicura a chi lo fa una certa dose di sicurezza nel lasciarli andare (pensate al parco o nel luoghi affolati).
E’ anche vero, però, che passare il tempo a controllare il proprio figlio che si muove su una mappa non è un’attività particolarmente costruttiva verso i bimbi e nemmeno verso se stessi.

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