Facebook apre ai bambini: giusto o sbagliato?

Ci fu un tempo in cui i ragazzini, adolescenti con un’età compresa fra i 13 e i 17 anni, non erano autorizzati a scrivere post pubblici su Facebook, il social network più famoso al mondo con oltre un miliardo di iscritti. Poi il divieto cadde in prescrizione, con grande preoccupazione da parte delle associazioni allarmate per la tutela della privacy e la sicurezza dei minori in rete. L’età minima di partecipazione attiva al social divenne, quindi, 13 anni.
Non che questo fosse realmente una garanzia. Dal momento che gli under 13 si iscrivevano ugualmente, mentendo sull’età, senza che ci fosse nessun tipo di controllo reale sui dati inseriti. Ma quanto meno, a livello di parvenza, un limite di età era stato dato.

Ma i bambini, si sa, rappresentano una quota di mercato non indifferente. Le aziende lo sanno. Sanno perfettamente che potenziale siano gli under 10. Lo sanno le aziende e lo sa Mark Zuckerberg, il padre fondatore di Facebook, che ha recentemente dichiarato di voler togliere il limite dei 13 anni per l’iscrizione al social network consentendo, così, anche ai più piccoli la possibilità di farlo senza neppur dovere ricorrere all’inganno.

Naturalmente, il problema non è Facebook. I limiti di età, più o meno bassi, non hanno mai fermato nessuno. I bambini si iscrivono ai portali, ai social, alle newsletter, inventando i dati, mentendo, assumendo false identità. D’altra parte, i bambini a cui, finora era preclusa l’iscrizione a Fb, sono ragazzini digitali, bambini che, probabilmente, hanno tenuto in mano prima uno smartphone e poi un telefono fisso. Piccolo immersi nella tecnologia (dei genitori, dei fratelli più grandi…) sin dal primo giorno di vita.
Impedire a questa generazione l’accesso ai social network non è molto sensato. Il punto sta nell’educarla a un suo uso corretto, non solo mettendo i piccoli in guardia dai pericoli, ma anche insegnando loro il potenziale che certi strumenti possiedono e i rischi che celano.
Bambini e adolescenti devono sapere che foto, post, commenti, video…., una volta messi in rete, lì rimangono probabilmente per sempre. Che l’amicizia data e offerta a sconosciuti può essere una fonte di pericolo. Che rendere pubblico il proprio profilo può essere rischioso.
E che non solo la pedopornografia in rete è il lupo cattivo da cui stare alla larga. Ma tutta una serie di comportamenti sbagliati che potrebbero rovinare la vita di una persona per sempre.
Non rari, infatti, i casi di adolescenti distrutti da un tag sbagliato, da una foto caricata “così tanto per…”, da un video messo su solo per divertirsi. Genitori e insegnanti, da questo punto di vista, non sempre sono d’aiuto. La maggior parte degli adulti ritiene che l’unico problema siano i pedofili.
La verità della rete, però, è più complessa di così.

L’apertura dei profili Facebook a bambini di 8/9 anni, quindi, non rappresenta un problema in sé. Tanto più che, appunto, i bimbi che volevano entrare a fare della comunità lo facevano mentendo sull’età e spesso senza nemmeno rendersi conto della gravità del gesto.
È fondamentale, però, che chi si occupa della loro educazioni spieghi loro cosa significa essere presenti su un social network. E quali sono le regole generali per frequentarlo.

Tra l’altro, a questo proposito, sembrerebbe che sia stato depositato un brevetto di un software che dovrebbe verificare il permesso di mamma e papà all’iscrizione. In un certo senso, quindi, il fatto di aver abbassato l’età, potrebbe rappresentare un vantaggio: in questo modo i bambini sono obbligati a passare attraverso i genitori che, in questo modo, hanno la possibilità di monitorare le attività dei figli.

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