I compiti di Natale
Il primo trimestre sta per concludersi. Tempo di pensare alle vacanze di Natale. E, naturalmente, ai compiti a casa per il periodo delle feste.

Il primo trimestre sta per concludersi. Tempo di pensare alle vacanze di Natale. E, naturalmente, ai compiti a casa per il periodo delle feste.
Meno di una settimana alla chiusura delle scuola per le vacanze di Natale ed è giunto il momento di pensare ai compiti che i bimbi dovranno svolgere a casa durante le feste. Dopo la pausa estiva, infatti, è proprio il periodo natalizio quello in cui gli scolari, di qualsiasi ordine e grado, godono del maggior numero di giorni di riposo, giorni che gli insegnanti, per lo più, vorrebbero fruttassero anche dal punto di vista dell’apprendimento. E via, quindi, con liste e liste di cose da fare, esercizi da eseguire, pagine da leggere e studiare. In alcuni casi i compiti assegnati sono talmente tanti che gli insegnanti preferiscono consegnare una fotocopia dettagliata a ciascun bambino piuttosto che dettare tutto sul diario.
Ma è giusto caricare così gli studenti in un momento che dovrebbe essere per loro di relax e stacco totale da tutto ciò che concerne l’universo “scuola”?.
Ebbene, in parte sì. 20 giorni di vacanza durante l’anno, infatti, sono tanti e né le maestre né i bambini si possono permettere il lusso che tutto ciò che è stato fatto da settembre fino a ora vada perduto. Un ripasso generale, quindi, durante le feste è pressoché doveroso. Nulla di male, perciò, ad assegnare ai piccoli qualche esercizio che rinfreschi loro la memoria, improntato sugli argomenti trattati nel corso di questa prima parte di anno.
Questo non significa, però, caricarli di compiti, riempiendoli di cose da fare. Qualche pagina da leggere per i bimbi di prima, qualche esercizio di aritmetica, geometria e grammatica per gli scolari di seconda, terza, quarta e quinta, qualche capitolo di storia, geografia e scienze da ripassare per i bambini più grandi. Senza esagerare e senza la pretesa che facciano in vacanza ciò che normalmente farebbero a scuola.
I compiti, infatti, non sono una punizione e i piccini non dovrebbero prenderli come tale. Nell’assegnare le esercitazioni vale il detto “Meglio pochi ma buoni.
Inoltre, cosa che normalmente nelle classi difficilmente avviene, l’assegnazione dei compiti andrebbe differenziata a seconda delle esigenze dei singoli. Chiaramente, non sarebbe giusto dare a un bambino 20 problemi da svolgere e a un altro solo 2. Se, però, un piccino ha particolari problemi in una materia, varrebbe la pena di chiamare i genitori spiegando loro quali sono le difficoltà incontrate dal bimbo fornendo loro qualche suggerimento per risolverle. Se, per esempio, un bambino di prima ha ancora problemi con la lettura, ma se la cava abbastanza bene con i conticini, si potrebbe consigliare a mamma e papà di impegnarlo più nella lettura che nello svolgimento delle operazioni chiudendo un occhio se, una volta tornato a scuola, non ha eseguito tutti gli esercizi dati su questo argomento, ma ha letto il doppio delle pagine rispetto ai compagni.
Ciò che intendiamo dire è che i compiti sono utili se davvero servono allo scolaro per accrescere il suo grado di apprendimento portandosi a pari, in caso di lacune, con il resto della classe. Sono, inoltre, un ottimo strumento di ripasso per non dimenticare tutto quello che è stato fatto durante l’anno. A questo scopo, però, pochi significativi esercizi sono più che sufficienti. Il rischio, infatti, è che i bimbi, sommersi da una mole di compiti, si riducano all’ultimo momento, si facciano aiutare, svolgano male e controvoglia il lavoro che dovrebbe servir loro per migliorarsi.
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