La Regione Lazio contro i ginecologi obiettori

Una piccola rivoluzione in campo ginecologico a tutela della legge 194 che consente alla donna, nei casi previsti dalla legge, di poter ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione e tra il quarto e il quinto mese solo per motivi di natura terapeutica.
Da quanto si legge dal decreto legislativo firmato dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, un ginecologo obiettore impiegato presso un consultorio non potrà più negare a chi ne fa richiesta il rilascio della documentazione necessaria per procedere con l’aborto o sottrarsi all’obbligo di prescrivere farmaci per la contraccezione, inclusa la pillola del giorno dopo.
Suo compito, all’interno del consultorio, sarà dunque quello di parlare con la donna e informarla in merito alle questioni inerenti l’interruzione di gravidanza e fornirle tutto il supporto necessario affinché l’aborto possa essere effettuato senza ulteriori impedimenti. Non sarà, in pratica, costretto a praticare personalmente l’operazione di interruzione di gravidanza, ma non potrà più sottrarsi al ruolo medico comunque coperto all’interno della struttura.
Si tratta di una grande passo in avanti volto a tutelare la gestante che non desidera proseguire con la gravidanza e che, fino a questo momento, si è vista fin troppo spesso negare il supporto tecnico necessario per poter esercitare il suo diritto di interruzione della stessa.
Inoltre, rappresenta una vera e propria rivoluzione rispetto al comportamento relativo alla prescrizione di farmaci contraccettivi, per i quali l’obiezione non sarà più praticabile e accettabile.

GINECOLOGI OBIETTORI
Quello dei ginecologi obiettori italiani rappresenta abbastanza un unicum nel panorama europeo. Se quasi ovunque, infatti, è ammessa l’obiezione di coscienza, praticamente solo in Italia questa tocca punte che, in alcune regioni, sfiorano anche il 100%, e che si assestano su una media nazionale del 70% rendendo di fatto nulla la legge che garantisce alla donna la possibilità di interrompere volontariamente la gestazione nei termini e nei tempi stabiliti e previsti dalla legge stessa.
Secondo i dati rilasciati dal ministero i ginecologi obiettori sono passati dal 58,7% del 2005 al 70,7% nel 2009 fino a stabilizzarsi intorno all’80% negli anni successivi, con un grande divario tra il Nord e il Sud.
In un panorama simili, in cui di fatto l’attuazione della Legge 194 appare come un’utopia, più volte l’Europa si è vista costretta a bacchettare l’Italia accusata di mettere troppo spesso a repentaglio la vita della donna e di violare il diritto di accesso a cure terapeutiche previsto e garantito dalla Costituzione.
La decisione della Regione Lazio e del Presidente Zingaretti potrebbe, quindi, rappresentare un passo verso un cambiamento di atteggiamento che non vuole negare il diritto all’obiezione, ma garantire il diritto all’interruzione di gravidanza così come previsto dalla legge e che di fatto viene incontro alle esigenze di quelle donne che spesso si trovano a dover lottare, oltre al resto, anche con un’infinita sequela di problemi di ordine burocratico e pratico.

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Gravidanza
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