Le voglie della futura mamma

Sono tipiche della gravidanza e sono causate dalle modificazioni ormonali subite dal corpo della donna durante questo periodo che possono provocare delle modificazioni nei ricettori del gusto. Capita, così, che cibi non apprezzati prima diventino una vera e propria ossessione alimentare e alimenti fino a questo momento amati risultino intollerabili arrivando, addirittura, a provocare nausea e disgusto.
Sono le voglie, segnale tipico della gravidanza e oggetto di numerose credenze, per lo più errate, che hanno accompagnato il comportamento di intere generazioni di donne. Fino a qualche tempo fa, infatti, si riteneva che il non assecondare immediatamente questi improvvisi desideri potesse in qualche modo riflettersi sul nascituro con la comparsa di macchie, più o meno evidenti, sul corpo del bambino. Si parlava, quindi, di voglie di caffelatte, di fragola, vino… In realtà, la loro presenza al momento della nascita non ha nulla a che vedere con i “capricci” del palato della futura mamma. Le cosiddette macchie di caffè o caffelatte, infatti, non sono dovute ad altro che a una maggiore concentrazione di melanina in quello specifico punto; le macchie rosse, invece, quelle che la tradizione popolare chiama “voglie di fragola o vino”, sono legate a piccole malformazioni dei capillari sottocutanei.
Nessun problema, perciò, ad assecondare i desideri improvvisi che potrebbero sopraggiungere nel corso dei nove mesi purché questo non influisca in modo evidente sulla dieta della donna e non comporti eccessivi aumenti di peso per lei. Soprattutto quest’ultimo, infatti, è il rischio più grave considerato anche il fatto che molte di queste “voglie” riguardano cibi grassi che andrebbero consumati con moderazione.
Dal punto di vista psicologico, infine, la voglia può essere anche considerata una specie di coccola che la futura mamma fa a se stessa in un momento in cui ritiene di essere più bisognosa di attenzioni e in cui si sente più fragile. Ecco perché, con le considerazioni di cui sopra, andrebbe almeno in parte assecondata.

Per quanto riguarda l’eventuale intolleranza verso alcuni alimenti che potrebbe sopraggiungere nel corso dei nove mesi, anche in questo caso non c’è da preoccuparsi. Nel primo trimestre soprattutto, infatti, molte donne soffrono di nausea ed episodi di vomito. A dire il vero, in questi casi specifici, il cibo c’entra poco e sono gli sconvolgimenti ormonali a essere responsabili di questi disturbi. Si tratta di fastidi passeggeri che dovrebbero risolversi alla fine del terzo mese e che possono essere contrastati consumando pasti frequenti e leggeri a base di carboidrati (crackers, pasta, grissini, prodotti da forno…) ed evitando, invece, i cibi grassi, meno digeribili, quali insaccati, formaggi stagionati, fritti. Anche bere lontano dai pasti può rivelarsi d’aiuto in questi casi.

Nell’ultimo trimestre, quando l’utero ingrossato comincia a premere sull’apparato digerente, i disturbi più frequenti sono il reflusso gastroesofageo e la stipsi. Il consiglio in questi casi è quello di frazionare i pasti nel corso della giornata (5 o 6 al giorno), escludendo dalla propria dieta i cibi grassi e le spezie. Per contrastare la stitichezza, invece, potrebbe essere d’aiuto aumentare il consumo di acqua da bere lontano dai pasti e di fibre escludendo tutti quegli alimenti che possono provocare fenomeni di meteorismo (fagioli, cavoli, broccoli, legumi, castagne…).
Per concludere, rimanendo in tema di alimentazione durante la gravidanza, per scongiurare il rischio di contrarre la toxoplasmosi decisamente pericolosa per il feto, nel corso dei nove mesi andrebbe completamente abolito il consumo di insaccati, alimenti di origine animale crudi o poco cotti (uova, pesce, carne), i formaggi molli ottenuti da latte non pastorizzato, verdure crude non lavate accuratamente.
Soprattutto qualora si mangi spesso fuori casa, chiedere la provenienza di tutti gli alimenti ed evitare quelli a rischio.

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