Lo zainetto per la gita

Finalmente il gran giorno è arrivato: domani il piccolo parte per la sua gita scolastica. Ne parla da giorni, sembra esaltatissimo, racconta di quello che lui e i suoi amichetti hanno deciso di fare, dei posti che vedranno, del viaggio, di cosa mettere nello zainetto per una volta libero dai libri di scuola e dagli odiati quaderni, diari, astucci… Insomma, per un bambino il giorno della gita scolastica è un po’ come il giorno di Natale, qualcosa da programmare con cura e che talvolta, per l’ansia dell’attesa, non lascia dormire di notte.
È difficile per un adulto (insegnante o genitore che sia) capire cosa significhi questo giorno inatteso di vacanza, ma per uno scolaro, soprattutto per i più piccini, la gita scolastica è una vera e propria festa da condividere con gli amichetti più cari, quelli che per un anno hanno riso, pianto, gioito, sofferto… con lui sui banchi di scuola.
E non è l’aspetto culturale e didattico quello che lo intriga maggiormente (normale, no?), ma quell’atmosfera particolare che si crea la mattina quando ci si ritrova alla fermata del pullman, quando i genitori danno le ultime raccomandazioni ai loro pargoli, le maestre fanno l’appello e tra compagni ci si confronta per sapere cosa ci si è portati dietro, quale gioco, cd, panino, improbabile gadget si ha avuto la furbizia di infilare nella cartella, quando si decide vicino a quale amichetto stare seduto nell’autobus e ci si abbraccia e ci si saluta con grandi pacche sulle spalle.
Ecco perché è importante, a scuola come a casa, dare il giusto peso a questo “fondamentale evento” della vita scolastica del bambino!

Nei giorni che precedono la gita è bene, in classe, dedicare qualche lezione alla località che si andrà a visitare, cercando di attirare la curiosità della scolaresca con qualche dettaglio sfizioso, qualche curiosità “alla bambino” cercando di far capire il motivo per il quale si è scelto proprio quella meta e non un’altra.
In famiglia è bene non lasciarsi prendere dai dubbi: a parte casi particolari, il consiglio è quello di non negare mai al piccolo l’autorizzazione per partire (sono i genitori, infatti, che firmano l’autorizzazione per la gita) lasciando che il bimbo si goda appieno questa giornata che sarà, male che vada, un’occasione in più per socializzare con i compagni, conoscere e farsi conoscere, stringere nuove amicizie, vivere un’esperienza, nel suo genere, unica.

Per quanto riguarda l’attrezzatura, gli insegnanti dovrebbero fornire le indicazioni generali su tutto l’occorrente per il viaggio facendo scrivere sul diario tutto quello che è indispensabile avere con sé (scarpe da ginnastica se si tratta di una passeggiata, impermeabile in caso di pioggia, panini per il pranzo se è prevista la merenda al sacco, l’esatta quantità di denaro da portarsi dietro per eventuali entrate non comprese nel prezzo, fogli e penne se sono in programma esercitazioni pratiche e se si ha l’esigenza che gli scolari prendano appunti…); i genitori dal canto loro dovrebbero farsi un breve promemoria, aldilà delle cose specificate a scuola, di tutto quello che potrebbe servire al bambino durante la gita onde non correre il rischio di lasciare a casa qualcosa la mattina della partenza: l’autorizzazione firmata da consegnare alle maestre, lo snack per la merenda, una bottiglietta d’acqua, una felpa nel caso in cui facesse freddo, i recapiti telefonici se dovesse succedere qualcosa (anche solo un ritardo sull’orario previsto di arrivo), il cellulare se ritenete che possa essere utile al piccolo per rintracciarvi o se volete tenere sotto controllo a distanza il bambino (evitate, però, di darlo a bimbi troppo piccoli o molto distratti e, comunque, mai se è stato espressamente vietato dagli insegnanti), la macchina fotografica (anche in questo caso, meglio non affidare a un bambino un oggetto costosissimo e prezioso. Potrebbe perderla, scordarla sul pullman, romperla…).
Se, poi, a tutto questo il “gitante” volesse aggiungere qualche giochino, l’album delle figurine, il walkman, qualche cd o musicassetta, lasciate che per una volta sia lui a decidere.
Alla fine, anche se ha fini didattici, la gita non è la scuola ed è giusto che il bambino se la viva un po’ come una specie di vacanza… collettiva.

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