Maestro unico. Parola all'esperta
La dottoressa Maria Rita Esposito ci spiega perché il ritorno al maestro unico nella scuola elementare debba essere effettuato in modo ragionato. Per non danneggiare i piccoli alunni.

La dottoressa Maria Rita Esposito ci spiega perché il ritorno al maestro unico nella scuola elementare debba essere effettuato in modo ragionato. Per non danneggiare i piccoli alunni.
Con il Decreto Legge 1 settembre 2008, n.137 viene definito all’art.4 che le istituzioni scolastiche costituiscano classi di scuola primaria affidate a un unico insegnante.
Questo articolo, che nasce dalla valutazione degli obiettivi di contenimento delle spese nell’ambito del comparto – scuola, ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà un fattore di serio confronto per tutti gli esperti del mondo della scuola.
La domanda che ci si pone, infatti, è la seguente: dal punto di vista pedagogico può essere funzionale il ritorno alla figura del “maestro” unico nelle scuole “elementari” (primarie)?
Il bambino di oggi, sul piano psicologico, relazionale e comunicativo, si caratterizza per una miriade di sollecitazioni e di stimoli che lo rendono, dal punto di vista generazionale, molto diverso dal bambino degli inizi del 1990, data in cui nasce la legge 148 che riforma l’ordinamento della scuola elementare.
In essa l’organizzazione della didattica avviava i moduli organizzativi con l’assegnazione degli ambiti disciplinari agli insegnanti, che garantivano le condizioni per la continuità, nonché la migliore utilizzazione delle competenze e delle esperienze professionali, assicurando, ove possibile, una opportuna rotazione nel tempo.
In continuità con la scuola elementare/primaria va ricordato che in molte scuole dell’infanzia (materne) si delineava contemporaneamente (con i progetti ASCANIO -Attività Sperimentale Coordinata Avvio Nuovi Indirizzi Organizzativi e ALICE – Autonomia: un Laboratorio per l’Innovazione dei Contesti Educativi) un impianto organizzativo coerente con il cambiamento culturale.
Tra le valutazioni che i progetti rilevarono emergeva l’importanza per i bambini dai 3 ai 6 anni di interagire con più figure di riferimento adulte; ogni insegnante, infatti, co-conduceva un campo di esperienza educativa.
Due le considerazioni da fare in merito:
La stessa logica è favorita per il bambino dai 6 anni in su, per il quale la molteplicità di interessi e di bisogni di apprendimento che ne qualificano lo sviluppo viene accolta dall’interagire con diversi “maestri”, che operano con differenti metodologie e modalità relazionali .
Siamo certi che per i bambini del 2008 avere un unico docente di scuola primaria rappresenti un’esigenza formativa?:
Il rischio potrebbe essere che, invece, questi bimbi del terzo millennio siano del tutto disabituati alla figura unica di riferimento.
Oggi i bambini sin da piccoli interagiscono costantemente con baby sitter, animatori, istruttori di palestra, operatori per la catechesi, ognuno dei quali porta un proprio bagaglio affettivo e comunicativo, che non può che arricchire l’intelligenza cognitiva ed emotiva dei nostri figli.
Occorrerà, quindi, che la quasi ventennale esperienza degli insegnanti di scuola primaria sull’organizzazione modulare richieda una formazione in ingresso adeguatamente strutturata, per favorire il ritorno, non impossibile ma ragionato, alla presa in carico di una classe come insegnante unico.
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