Materne: pubbliche o private?

È di qualche giorno fa la notizia che il comitato dei garanti alla consultazione del Comune di Bologna ha dato il via libera alla raccolta firme per il referendum che stabilirà se i finanziamenti comunali debbano essere destinati interamente alle scuole materne pubbliche o se, al contrario, parte dei fondi erogati debba essere destinato alle scuole materne private paritarie.
La decisione, quindi, previa raccolta di 9mila firme, spetterà ora alla cittadinanza che si dovrà, di fatto, esprimere in materia di welfare per l’infanzia prendendo posizione, o meno, rispetto al vigente sistema delle convenzioni che prevede una quota destinata proprio alle private.
La cifra in ballo si aggira intorno al milione di euro l’anno. Una bella somma, considerati i tempi e le condizioni in cui vessano le casse di molti comuni, non ultimo quello bolognese.
Dal punto di vista politico la vicenda ha scatenato non poche polemiche. Da una parte la Curia, infatti, che si vedrebbe sottrarre una discreta entrata (molte delle scuole private paritarie, infatti, sono scuole cattoliche) e che ha già tacciato il possibile referendum come “ideologico”; dall’altra SEL e i Grillini che da anni si battono per una migliore qualità della scuola pubblica, ottenuta anche attraverso l’aumento dei fondi destinati a garantire il servizio.

Il problema dei finanziamenti pubblici alle scuole private, di qualsiasi ordine e grado, è un problema annoso che prima o poi tutti si trovano a dover affrontare. Ideologia a parte, infatti, da un lato c’è l’esigenza di indirizzare al meglio possibile le poche risorse disponibili. Dall’altro, il bisogno di garantire il servizio che, volenti o nolenti, le scuole private offrono per non mettere ulteriormente a rischio il funzionamento degli istituti statali che già faticano a soddisfare le esigenze di tutti i cittadini (è indubbio, infatti, che, se per assurdo, le scuole private, cattoliche e non, dovessero improvvisamente chiudere i battenti, i Comuni si troverebbero a dover far fronte a un aumento delle domande senza che questo sia supportato da un aumento dei posti disponibili).
A Bologna, al momento, si stanno raccogliendo le firme per poter indire il referendum. Il risultato che ne conseguirà potrebbe essere un apripista per numerosi comuni che si trovano nella medesima condizione bolognese.

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