Metodologia della drammatizzazione

La metodologia del gioco rappresenta nella scuola dell’infanzia e nel primo biennio della scuola primaria uno strumento di lavoro davvero efficace per raggiungere traguardi formativi di successo nel bambino dai 2 anni e mezzo agli 8 anni.
In modo particolare, una delle metodologie di eccezione è rappresentata dall’attività drammatico – teatrale: attraverso il corpo e il movimento e attraverso il travestimento viene favorita, infatti, l’espressione e la comunicazione nei piccoli dell’autonomia, dell’affettività e delle relazioni.
La strutturazione in ogni scuola di un laboratorio della teatralità diviene l’espressione di un luogo dove ogni bambino può:
 

  • riconoscere le proprie emozioni e i propri pensieri
  • accettare le diversità
  • superare le inibizioni
  • canalizzare adeguatamente forme di aggressività.

     

    Il travestimento, che spesso solo nel periodo carnevalesco viene a essere riconosciuto come elemento giocoso, dovrebbe costituire un elemento costante nella didattica delle scuole dell’infanzia e primarie.
    É pur vero che in quasi tutte le scuole esiste almeno un angolo del travestimento o un atelier dei vestiti: uno spazio – giochi strutturato, anche con materiali di risulta, come vestiti ‘dei grandi’, costumi di carnevale, borsette, scarpe, cappelli, foulards e, immancabile, uno specchio, diventa il luogo dell’espressione e della relazione interpersonale.

    Osservando i bambini in un angolo drammatico – teatrale, ogni docente (o a casa ogni genitore) scoprirà quanto l’imitazione e l’identificazione si trasformino in un momento divertente dove i ruoli mostrano un gioco di eccezionale spontaneità.
    Attraverso la sperimentazione e la simulazione di personaggi, infatti, emergono dinamiche familiari, emotività nascoste, inibizioni superate, palesando un contenuto didattico, spesso anche terapeutico, importantissimo.
    Simbolizzando le esperienze personali, il piccolo riesce anche a riconoscere e misurare l’intensità delle proprie emozioni: un’educazione all’espressione del sé, attraverso un progetto educativo di drammatizzazione, dovrebbe pertanto essere trasversale a ogni esperienza dell’offerta formativa scolastica.
    L’attività del travestimento, se per ogni bambino significa elicitare sentimenti e comunicare la propria identità, per l’adulto di riferimento rappresenta un campo di osservazione necessario a rilevare la positività della crescita del sé e del rapporto con l’altro, oltre che caratterizzarsi per elemento di raccolta di dati necessari a promuovere interventi educativi miranti alla socializzazione, all’integrazione nel gruppo, allo sviluppo del senso dell’iniziativa personale, al superamento di ruoli gregari.

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