Nel cognome della madre

Risale addirittura al 1979 il primo tentativo italiano di introdurre per le madri la possibilità di dare ai figli legittimi il proprio cognome accanto a quello paterno.
E ora, dopo quasi 30 anni di silenzio, si torna a parlare di patronimici e diritti femminili grazie a una sentenza della Corte di Cassazione che ha accettato il ricorso di una coppia milanese richiamandosi ai principi contenuti nel Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007 al quale sono tenuti a rifarsi tutti i Paesi membri dell’Unione.

I fatti. La coppia aveva fatto ricorso in seguito al no pronunciato dalla Corte d’Appello alla richiesta di dare ai propri figli anche il cognome materno.
La Corte di Cassazione, dal canto non suo, non solo ha accolto il ricorso, ma ha motivato la sentenza a favore dell’attribuzione dello stesso secondo quanto stabilito in materia dall’Unione Europea basandosi sul divieto di qualsiasi forma di discriminazione fondata sul sesso.
In precedenza, e per l’esattezza nel 2006, la Cassazione si era già espressa sull’argomento, limitandosi, però, in quell’occasione ad appellarsi al Parlamento affinché con una legge consentisse anche l’adozione del cognome materno. Questa volta l’affondo è stato più netto e deciso e ha stabilito un precedente: i figli legittimi possono portare il cognome della mamma qualora, però, entrambi i genitori siano d’accordo sulla scelta.

Sembrerebbe finire così anche in Italia un sistema di famiglia patriarcale che ha sempre penalizzato la madre a favore del padre. Per i detrattori del nuovo modello, finisce un’epoca e con essa una tradizione antica che non avrebbe dovuto essere intaccata (!!!!).

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