Parto… indolore
Considerata la tecnica più efficace per partorire senza dolore, l'epidurale in Italia viene poco praticata e poco richiesta? Perché?

Considerata la tecnica più efficace per partorire senza dolore, l'epidurale in Italia viene poco praticata e poco richiesta? Perché?
In Italia solo il 20% delle donne fa ricorso all’epidurale come strumento per alleviare i dolori del parto (contro il 70% del Regno Unito, il 60 della Germania e il 35 di Francia e Spagna). I motivi sono prettamente culturali e poco hanno a che vedere con i rischi e le controindicazioni che spesso, in modo errato e pregiudizievole, sono associati a questo tipo di anestesia.
Si tratta, in pratica, di un’anestesia locale praticata nella parte bassa della schiena che permette di alleviare i dolori del parto senza ridurre la lucidità e la capacità di intervento della mamma (tutte le sensazioni, infatti, rimangono inalterate, compreso quella delle contrazioni uterine che continuano a essere percepite in modo, però, non doloroso). Si effettua mediante l’introduzione di un minuscolo catetere nella zona lombare della schiena che serve per permettere all’anestetico di raggiungere la zona epidurale inibendo, così, la percezione del dolore trasmesso al cervello dalle fibre nervose presenti. Pressoché priva di controindicazioni (il rischio di complicazioni è bassissimo e interessa una donna su 10 milioni), l’epidurale come tecnica per alleviare il dolore del parto è conosciuta sin dal XIX secolo e fu utilizzata per la prima volta dalla regina Vittoria alla fine dell’Ottocento.
Nonostante il Ministro della Sanità, Livia Turco, l’abbia inserita tra le prestazioni gratuite che devono essere garantite alle partorienti in tutti i reparti pubblici di maternità (per saperne di più è possibile consultare il sito www.ministerosalute.it oppure leggere l’articolo che abbiamo pubblicato qualche tempo fa sull’argomento), in Italia non gode di buona fama. Secondo i sostenitori di questa tecnica, diversi sono le ragioni che l’hanno resa impopolare al grande pubblico e poco utilizzata all’interno delle strutture ospedaliere:
In realtà, come dicevamo sopra, si tratta di una tecnica sicura, considerato anche il fatto che la quantità di farmaci somministrati alla futura mamma è decisamente inferiore rispetto a quella utilizzata in anestesia totale. I rischi per la salute della mamma e del bambino sono, quindi, bassissimi, così come bassa è la possibilità di un aumento di ricorso al cesareo o all’uso del forcipe (l’epidurale viene eseguita, infatti, quando il travaglio è giunto ormai a una fase avanzata, le contrazioni hanno raggiunto un andamento ritmico e costante e la testina del nascituro è già entrata nel canale del parto).
Tra le possibili controindicazioni, comunque, segnaliamo:
Qualora nell’ambito dei corsi pre-parto non siano state date indicazioni in merito, è importante che la partoriente si informi nelle ultime settimane di gestazione sull’argomento, chiedendo informazioni alla sua ostetrica, al ginecologo che la ha in cura, eventualmente all’anestesista, sicuramente la persona più indicata per fornire informazioni.
In caso, potrebbe essere consigliata una visita preliminare al parto che fornisca a quest’ultimo maggiori informazioni sul quadro clinico della futura mamma.
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