Prime nozioni di educazione alimentare
L'educazione alimentare deve iniziare già nel periodo dello svezzamento, quando si cominciano a gettare le basi per quello che sarà il successivo rapporto del bambino con il cibo.

L'educazione alimentare deve iniziare già nel periodo dello svezzamento, quando si cominciano a gettare le basi per quello che sarà il successivo rapporto del bambino con il cibo.
Troppo grassi o troppo magri, annoiati davanti a un piatto fumante o famelici, monotematici nella scelta degli alimenti o curiosi di assaggiare qualunque cosa… Qualunque sia l’atteggiamento che i piccoli manifestano nei confronti del cibo, due sono le cose certe: che sempre più l’alimentazione costituisce un problema per i bambini moderni e che le basi per quello che sarà il loro rapporto con la tavola vanno gettate precocemente, già nei mesi dello svezzamento.
Eh sì! Perché l’educazione alimentare dei bimbi non può essere rimandata agli anni della scuola, ma deve cominciare sin dai primi anni di vita quando al piccolo vanno insegnate quelle regole dietetiche (dove per dieta non si intende privazione, rinuncia, fame, ma regime alimentare equilibrato e sano) che lo accompagneranno per tutta la vita.
I mesi dello svezzamento, infatti, sono quelli più critici della relazione tra mamma e bambino. Il cibo diventa un mezzo di negoziazione tra i due: da una parte il piccino che deve abituarsi a nuovi sapori e a nuove consistenze, dall’altra la mamma che deve imparare a conoscere i gusti del figlio e a rispettare la sua iniziativa e le sue scelte (alimentari) guidandole. Imposizioni e drammi in questa fase potrebbero compromettere un rapporto (quello, appunto, tra il bimbo e la tavola) che già di per sé ondeggia su una lama di rasoio.
Prudenza, dunque, nervi saldi e tanta, tanta pazienza anche di fronte a un bimbo che davanti al piattino con la pappa serra la bocca e non vuole saperne di aprirla, o che divora alcuni cibi e ne rifiuta categoricamente altri.
Innanzitutto, alcune cose da sapere:
Si parla tanto di obesità infantile o anoressia adolescenziale… Quello di cui bisogna rendersi conto è che spesso questo tipo di problemi sorgono perché il rapporto con il cibo non è stato costruito correttamente durante i primi anni di vita del piccolo, il cibo si è trasformato in una valvola di sfogo, uno strumento contro la noia o un mezzo di ricatto per attirare l’attenzione.
Per quanto riguarda i bambini grassi è bene sapere che nella maggior parte dei casi lo sono perché mangiano male, non perché mangiano troppo: troppi grassi, una vita eccessivamente sedentaria, una colazione fatta male e incompleta, una giornata costellata da bibite e pasticci (pasticci che non sono neppure più associati all’idea di mangiare, ma a qualcosa d’altro: la televisione, il computer, l’intervallo a scuola…), poche fibre.
Non è il piatto di pasta in più quando si ha fame che fa ingrassare, è la porzione di frutta in meno che causa i chili di troppo!
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