Ti presento il mio amico (immaginario)
Secondo uno studio effettuato dall’Università di Boston due terzi dei bambini in età prescolare hanno un amico immaginario. Gli psicologi tranquillizzano i genitori: è tutto normale.

Secondo uno studio effettuato dall’Università di Boston due terzi dei bambini in età prescolare hanno un amico immaginario. Gli psicologi tranquillizzano i genitori: è tutto normale.
Nel film Ratatouille il topolino Remy chiede consiglio e dialoga con l’anima di un grande chef scomparso, il venerato chef Auguste Gusteau. Casa Foster, divertente cartone animato prodotto da Cartoon Network, è il posto dove trovano rifugio gli amici immaginari abbandonati dai bambini quando diventano grandi. Il cagnolino Snoopy ha un nemico immaginario da sconfiggere, il Barone Rosso.
Nel presente e nel passato, insomma, l’Amico(Nemico) Immaginario ha sempre rivestito un ruolo chiave nel percorso di crescita dei bimbi, soprattutto di quelli che hanno un’età compresa tra i 3 e i 5 anni.
Si tratta di personaggi “reali” che nelle fantasie dei bambini hanno un volto, un aspetto fisico, un nome e un background familiare che li contraddistingue.
Generalmente, sono più grandi dei loro piccoli creatori, sono sempre disponibili, non hanno nessun tipo di obbligo nei confronti della società (non vanno a scuola, non devono tornare a casa, non vanno a dormire presto, non devono fare i compiti o andare in palestra…) e “appaiono” e “scompaiono” ogni volta che occorre.
Secondo uno studio effettuato dall’Università di Boston sono due terzi i bambini in età prescolare che hanno o hanno avuto un amico immaginario con una percentuale più alta tra i primogeniti.
Non si tratta di bambini “problematici”. L’Amico Immaginario, infatti, serve al bimbo che gli dà vita per rapportarsi con il complesso mondo degli adulti, proiettando su un agente esterno i propri vissuti interiori (paure, timori, sensi di colpa, desideri, sogni, aspirazioni). L’Amico Immaginario, quindi, laddove il bambino ne parli raccontando a mamma e papà, all’insegnante… le sue avventure e i suoi pensieri, può essere anche visto dall’adulto come una sorta di finestra sul mondo interiore del piccolo, un’espressione dei suoi bisogni.
Per questo motivo e per la normalità della cosa, gli psicologi rassicurano i genitori. L’Amico Immaginario arriva a un certo punto della vita del bimbo, gioca con lui, gli parla, gli racconta delle storie, litiga e si arrabbia anche con lui, ma poi scompare senza lasciare traccia, senza alcuna conseguenza. Viene semplicemente dimenticato.
Se, infatti, come dicevamo sopra sono soprattutto i primogeniti ad averne bisogno, per esempio, dopo la nascita del fratellino quando perdono il ruolo centrale che rivestivano nel mondo di mamma e papà, non esiste una regola precisa e talvolta anche i bimbi più socievoli, quelli che hanno tanti amici e compagni di scuola con cui giocare e confrontarsi, possono averne uno.
Certo, il fatto che oggigiorno i bambini passino molto tempo da soli chiusi nelle loro stanze, può avere una certa incidenza, ma tutto sommato l’Amico Immaginario può sopraggiungere in qualsiasi momento della giornata e qualunque sia la vita sociale del bimbo che gli dà forma.
L’Amico Immaginario non ha un aspetto preciso. Può essere un bambino invisibile oppure può incarnarsi in un peluche o in una bambola (ve la ricordate la Signora Bisley con cui parlava la piccola Buffy nel telefilm Tre nipotini e un maggiordomo?). Oppure, nei casi più estremi, può essere una parte di sé (il dito, in quel caso un po’ inquietante, di Danny, il bambino protagonista di Shining). Difficilmente si incarna in un essere vivente in carne e ossa (un cane o un gatto, per intenderci) dal momento che caratteristica peculiare dell’Amico Immaginario è quella di rispondere sempre alle esigenze del bambino, anche qualora la risposta provochi un litigio o una rottura.
Sull’argomento, che evidentemente è di grandissimo interesse, sono state spese centinaia di parole e tantissime sono le ricerche effettuate. Per approfondire il tema, però, suggeriamo:
I compagni immaginari e i bambini che li creano di M. Taylor
Il bambino e i suoi doppio. L’ombra e i compagni immaginari nello sviluppo del sé di T. Giani Gallino
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