Abbandono neonati e assistenza alle madri
Recenti vicende di cronaca, ripropongono il tema dell’abbandono dei neonati e della mancata assistenza a madri che si trovano a vivere gravidanza e maternità in condizioni difficili. Alla limite della sopportazione.
di Manuela Magri In seguito al recente caso del piccolo Mario affidato alla Culla della Vita dell’Ospedale Mangiagalli di Milano, torna alla ribalta delle cronache il problema dell’abbandono neonatale. Problema che impone un’approfondita riflessione non solo di ordine etico e giuridico, ma anche medico. La ruota degli esposti, Madre Segreta e l’assistenza domiciliare alle puerpere sono l’arma che la SIN – Società Italiana di Neonatologia incoraggia a utilizzare per risolvere questa piaga che ancora affligge il 3° millennio. Tre importanti risorse per garantire, come avvenuto fortunatamente per il piccolo Mario, un futuro alle piccole vite nate in situazioni di disagio.
Secondo le ultime stime, infatti, in Italia sono circa 3mila all’anno i neonati abbandonati e ritrovati (soprattutto vivi, ma nei casi più sfortunati anche morti). Di questi, a dispetto di quello che si possa pensare, il 73% è figlio di italiane, il 27% di immigrate con un’età compresa tra i 20 e i 40 anni. La percentuale di minorenni è, tutto sommato, bassa non arrivando nemmeno al 10%.
Dal punto di vista della SIN – Società Italiana di Neonatologia, si tratta di un problema estremamente importante che spesso trascende l’età neonatale e sconfina nell’età pediatrica e il cui confine dall’infanticidio è spesso assai sottile e difficilmente demarcato.
È una parte dell’assistenza neonatale che i Neonatologi italiani ben conoscono e di cui la ruota degli esposti rappresenta un aspetto marginale seppure di sicuro impatto sulla popolazione. La possibilità di partorire in Ospedale e avere l’opportunità di non riconoscere il proprio figlio che verrà immediatamente avviato a un percorso di adozione (progetto Madre Segreta), consente ogni anno a decine di donne in difficoltà di portare a termine la propria gravidanza e di garantire una vita adeguata al proprio piccolo, evitando decisioni pericolose per la vita di entrambi.
La approvazione della legge che consente tale opzione è stato un sicuro passo avanti della società civile italiana e dovrebbe essere promossa con maggiore enfasi ed incisività. Ma il problema è più ampio e si articola nella prevenzione della depressione postpartum, malattia strisciante, spesso di difficile diagnosi e che è il presupposto ai tristissimi casi di infanticidio.
Ostetrici e Neonatologi sono impegnati in questa difficile battaglia attraverso il programma di assistenza domiciliare alla donna immediatamente dopo il parto, e il supporto di personale sanitario alle neo-mamme sembra essere il rimedio più efficace nel riconoscere e prevenire le situazioni di pericolo.
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