Bambini tiranni. Che fare? - Età prescolare - Bambinopoli







Come comportarsi se il bambino è un tiranno

Prepotenti, dispotici, arroganti. Sono i bambini tiranni, abituati a sfidare gli adulti e ad averla vinta sempre loro. La causa è quasi sempre un modello educativo sbagliato, che non tiene conto dell'esigenza primaria di un bimbo: avere delle regole. Ecco cosa fare se il bambino è un piccolo tiranno.

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Come comportarsi se il bambino è un tiranno



Sono prepotenti, dispotici, arroganti, la vogliono vinta sempre loro. Sono i bambini tiranni. Il terrore di tutte le famiglie. Quei bambini che per un nonnulla saltano per aria. Quelli che non si sa mai come reagiranno. Quelli che, comunque, nonostante tutti i buoni propositi del caso, alla fine ottengono sempre quello che vogliono. E sanno perfettamente quali meccanismi e strumenti mettere in atto.
Il loro armamentario, infatti, è fatto di sceneggiate, urla, grada, pianti isterici. A volte anche botte e morsi. 
Ed è studiato per mettere a dura prova la pazienza di mamma e papà. E di chiunque abbia a che fare con loro.


Questi bambini, che a casa spadroneggiano e tengono sotto scacco genitori, nonni, fratelli..., fuori casa non hanno per niente vita facile. Avendo, infatti, serie difficoltà relazionali con gli altri, essendo abituati a non cedere mai, a non conoscere limiti, alla fine tendono a rimanere isolati, divenendo, con il tempo, o schivi e solitari, o aggressivi e dispotici.

Ma c'è una bella notizia. Nessun bambino tiranno vuole essere un tiranno.
E la tirannia che esercitano non è che la conseguenza di un modello educativo sbagliato. Non necessariamente dovuto a genitori assenti o poco attenti. Anzi, il più delle volte causato da genitori eccessivamente amorevoli, convinti che basti amare i propri figli e tutto andrà per il meglio. E certi che l'amore (materno e paterno) siano la sola vera necessità per un bambino.

Non è così. Anzi. Non è proprio così.
Naturalmente, tutti i bambini hanno bisogno d'amore. E l'amore è il sostegno che li aiuta ad andare avanti, a superare le crisi, a non avere paura. A sapere dove tornare quando tutto va storto.
Nel percorso di crescita personale, però, nell'imparare a stare al mondo, il bambino ha soprattutto bisogno di due cose:
- Regole, che delimitino chiaramente quelli che sono i suoi confini. Lo spazio entro il quale muoversi.
- Coerenza nella condivisione delle regole da parte dei genitori.

Leggi anche: Genitori oggi: troppo permissivi o troppo autorevoli?

Molti genitori sono convinti che stabilire delle regole equivalga a imporre una propria visione del mondo e non volendo tiranneggiare i propri figli, lasciano ampi spazi di movimento, credendo in questo modo di aiutarli.
In realtà stabilire delle regole non significa comandare. Semplicemente, vuol dire permettere ai bimbi di essere bambini. E di esercitare il proprio ruolo genitoriale, come è giusto che sia.
I bambini, infatti, hanno una capacità cognitiva diversa da quelli di un adulto. La loro autostima, la certezza che per qualunque cosa ci sarà un adulto ad aiutarli, si forma dando loro dei limiti e lasciando spazi di autonomia all'interno di quei limiti.
I bambini hanno bisogno di essere bambini. E non di essere trattati come piccoli adulti.

I bambini tiranni, quindi, non esistono. E la tirannia che esercitano è solo un tentativo di capire una realtà che per loro è troppo complessa e che mamma e papà non riescono a semplificare.
Come? Stabilendo delle regole! E facendo in modo che vengano rispettate!

Quali regole e quante regole questo dipenderà da ciascuna famiglia. In generale, però, non è necessario dire sempre di no a una bambino. Perché un bambino che si sente rispondere sempre no finirà per non aver rispetto di nessun no.
Bastano pochi punti fermi, chiari, precisi e non soggetti a trattativa alcuna.
Alcuni esempi: si dorme nel proprio letto, si mangia a tavola, ci si lava le mani prima di mangiare e quando si torna da fuori, ci si lava i denti mattina e sera, per strada si dà la mano, non si guardano i cartoni animati mentre si mangia...

Le regole sono, naturalmente, soggette a cambiamenti. E devono tenere conto delle tappe evolutive del bambino: 
a 3 anni si può dire a un bimbo di dare la mano per strada o di non toccare i coltelli. A sei anni bisogna accettare il fatto che il bambino è cresciuto e può imparare autonomamente a tagliarsi la carne nel piatto o a camminare senza mano per strada. Salvo dargli la regola che non si passa con il rosso, che si attraversa sulle strisce....
Un bambino di 3 anni può ancora non essere obbligato a mettere a posto i giocattoli dopo aver giocato (anche se gli va mostrato come fare e va guidato a farlo). A 4 anni può essere lecito che il bimbo metta a posto i giochi da solo ed è necessario fidarsi del fatto che sarà in grado di farlo.

I bambini tiranni, infatti, oltre a non avere regole chiare, sono anche quelli a cui, in generale, viene data poca autonomia di movimento. Per eccesso di amore, per paura, per mancanza di fiducia nelle loro capacità, mamma e papà tendono spesso a sostituirsi ai propri figli. Così si vedono bambini di 4 e 5 anni (e a volte anche di più) che vengono ancora vestiti dai grandi, bimbi in età scolare a cui si taglia la carne o che vengono imboccati, bambini grandi che dormono nel lettone con mamma e papà (o, peggio, ancora, al posto di mamma o di papà), quando, invece, dovrebbero dormire nella loro stanza, in modo autonomo.

Insomma. Regole. Fiducia. Autonomia. E obbligo di trattare i bambini come bambini, e non come piccoli adulti.
 

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