Il tempo dell'attesa: come aiutare i bambini a trovare sè stessi
Un tempo vuoto. Di ozio. Noia e silenzio. Che i bambini di oggi non sono più in grado di gestire da soli. Perché è importante, invece, che i genitori forniscano loro gli strumenti per farlo? La parola passa alla dottoressa Chiara Corte Rappis.
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di Chiara Corte Rappis Desidero riportare un denominatore comune che mi capita di riscontrare, da qualche anno, in tanti bambini fin dall'età prescolastica.
Questo elemento, che accomuna così tanti bambini, è l’incapacità di stare ad ascoltare, di fare silenzio, di rimanere per più di una decina di minuti su un disegno o su un gioco.
E adesso che cosa facciamo?.
Ricordo come per la mia generazione fosse naturale ascoltare, fare silenzio, passare interi pomeriggi su un foglio da disegno da colorare, su una poesia da imparare, su una ricerca da elaborare per la quale occorreva tanto tempo, perché le fonti da analizzare erano molteplici. Eravamo capaci di stare su uno stesso gioco per ore, senza interpellare mamma o papà affinché ci organizzassero il pomeriggio. E quando eravamo più grandi, ricordo, che si passavano anche lunghi pomeriggi d'estate in compagnia di un libro che ci faceva viaggiare in uno spazio-tempo solo nostro.
Ora, invece, incontro genitori che si coinvolgono molto nel tempo libero, magari del weekend, dei figli; e se da un lato è molto bello assistere a una partecipazione così sentita, dall'altra questa organizzazione del tempo e dei contenuti rende sempre meno capaci i bambini e poi i ragazzi di sviluppare una propria autonomia di pensiero, di creazione, di scelta decisionale e, quindi, d'azione matura e responsabile.
Gli adulti con un ruolo educativo (genitori, insegnanti) desiderano organizzare il tempo dei bambini, perché credono di offrire loro giochi 'intelligenti', che abbiano, cioè, un'utilità per il loro futuro.
Leggi anche La noia - Stato d'animo necessario per crescere
Lo psicoanalista Massimo Recalcati ci ricorda nel suo ultimo libro L'ora di lezione:
L’economicismo che stravolge il processo educativo si accoppia paradossalmente all’esigenza di evitare il pensiero critico. Non bisogna chiedere ai giovani di pensare, ma occorre interagire con loro, farli divertire, distrarli.
Mi sembra, che il compito della società contemporanea, sia quello di formare un bambino che abbia prestazioni ottimali in tempi rapidi e possa dedicare il restante tempo al divertimento e non quello di fornire a un bambino gli strumenti perché possa scoprire e trovare, attraverso una lunga, sofferta e anche accidentata ricerca, una propria soggettività: fatta di propri e unici desideri, inclinazioni, motivazioni, pensieri, decisioni, scelte, gesti.
Per educare in quest’ultimo modo occorre Tempo, il cosiddetto Tempo dell’attesa che il mondo contemporaneo sembra non conoscere più o peggio non considerare più elemento necessario e imprescindibile per crescere e poter sviluppare un pensiero che sia autonomo, critico e responsabile.
Ciascun bambino dovrebbe potere con le sue proprie, autentiche modalità mettersi alla ricerca di 'se stesso', solo così potrà sentirsi un adulto appagato, soddisfatto e di successo.
Per scrivere o contattare la dottoressa Chiara Corte Rappis è possibile scrivere all'indirizzo chiara.corterappisATyahoo.it oppure telefonare al numero 349-7898300. Per maggiori informazioni, è possibile anche consultare il sito www.spazioeterotopico.it
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