Psicomotricità infantile: a cosa serve
Spesso consigliata in caso di problemi neuropsichiatrici o quando ci sono dei rallentamenti nello sviluppo, la psicomotricità è una disciplina che punta al potenziamento dello sviluppo del bambino.
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di Alessia Altavilla A CHI È ADATTA
LA PSICOMOTRICITÀ TERAPEUTICA
La psicomotricità è una disciplina che può essere svolta a casa, a scuola o presso strutture apposite, che riguarda l’ambito socio-educativo. Il principio che la sottende non è tanto quello dell'atitvità sportiva in senso stretto, ma di un approccio globale al benessere del bambino attraverso una serie di esercizi che mettano assieme la dimensione ludica, lo scambio e l'interazione. Non si tratta, quindi, di un intervento clinico-sanitario, ma di un intervento psicomotorio adatto a tutti i bimbi e particolarmente consigliato nel caso di bambini che presentano ritardi cognitivi, deficit dell'attenzione, scarsa fiducia in se stessi.
La psicomotricità può essere proposta a qualsiasi bambino e spesso rientra nell'offerta educativa di alcuni asili nido e scuole dell'infanzia. L'idea, appunto, è quella di favorire la crescita e lo sviluppo armonico del bambino attraverso l'integrazione di diverse funzioni: motoria, emotiva, intellettiva e sociale. I piccoli, accompagnati da un istruttore, sono invitati a svolgere semplici esercizi con o senza attrezzi e a interagire tra loro migliorando così anche le capacità relazionali.
RAFFORZA L'AUTOSTIMA E LA FIDUCIA IN SÈ
L’approccio psicomotorio rinforza i processi di individuazione, di socializzazione e creatività e aiuta il bambino a esprimere la propria emotività individuando nel corpo e nel movimento uno strumento di mediazione con ciò che lo circonda. In questo modo vengono attivate le risorse specifiche di ciascun bambino attraverso esperienze emotive e relazionali positive in un contesto di prevenzione e non di terapia. L’attività motoria diventa, quindi, educazione e scoperta delle proprie potenzialità.
Nel caso di bambini con deficit in alcune funzioni quale l’attenzione, la coordinazione, la comunicazione o specifici dell’apprendimento, l’intervento deve essere svolto da un tecnico della riabilitazione che abbia competenze specifiche in relazione alle funzioni compromesse o non ancora emerse. Questa figura professionale lavora in sinergia con una equipe multidisciplinare che comprende altri clinici come il medico o lo psicologo.
Nelle patologie più complesse quali autismo, ritardo mentale o patologie neuromotorie l’approccio neuropsicomotorio dovrà interfacciasi con altri interventi specifici legati ai diversi contesti di vita del bambino svolti da altre figure professionali quali insegnanti di sostegno, educatori, assistenti sociali e psicologi, in modo da favorire l’emotività, la socializzazione,l’ integrazione scolastica, l’autonomia nella vita quotidiana.
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