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Le mamme. E il loro smartphone

Se ne discute in rete. Sull'onda di alcuni post e articoli usciti nei giorni scorsi a proposito di mamme (e papà) sempre attaccate ai loro cellulari. O per lo meno, apparentemente attaccate ai loro cellulari. Da condannare o capire?

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Le mamme. E il loro smartphone



Una mamma e il suo smartphone. Al parco, per strada, nei negozi, al supermercato... Se ne vedono decine e decine. Il cellulare è il prolungamento della mano. Con un telefono da una parte e il bambino dall'altra, la mamma moderna fa shopping, fa la spesa, accompagna i figli a scuola, al corso sportivo, dal pediatra, cucina, gioca, socializza (nella vita vera)....
Una generazione di dispositivi-dipendenti, insomma. Quella dei genitori di oggi.
E in rete (ma guarda! La malattia e la cura!) se ne parla, se ne discute, si pubblicano post, si aprono dibattiti, si lanciano moniti e appelli, si chiede venia.


L'Huffingtonpost ha recentemente pubblicato un articolo, reso noto in Italia sul blog Cose da mamma, dal titolo significativo: Dear Mom on the iPhoen: you're doing fine.
Nell'articolo, sostanzialmente, si difendono le mamme che al parco passano il tempo con gli occhi incollati sul loro telefonino, sorde alle richieste di attenzioni dei figli, sapendo di aver prestato attenzione a quelle stesse richieste in ogni istante della giornata trascorsa con loro. E che quelli sono i primi cinque minuti che concedono a se stesse. E al mondo esterno (seppur virtuale).

La tesi è chiara: una mamma ha il diritto di prendersi il suo tempo quando sa che, di fatto, non sta togliendo nulla al proprio bimbo e quando sa di aver fatto il proprio dovere. Inoltre, per il bambino, il disinteresse (apparente) della mamma è positivo dal momento che, piano piano, impara a gestirsi in autonomia, a gioire dei suoi trionfi e a piangere delle sue frustrazioni da solo, con la consapevolezza, però, che all'occorrenza (seria) la mamma c'è, è presente e concentrata sulle sue esigenze.
 

La posizione contraria a questa arriva sempre dalla rete e a che fare con il tempo che passa, con il fatto che i bimbi crescono e che quello che si perde ora, per rispondere a una mail, mettere un like, scrivere un post, non potrà essere recuperato in seguito e che i bambini figli di genitori perennemente attaccati al loro smartphone, di fatto, crescono nella convinzione che lo smartphone stesso sia più importante di loro e che lì, in quel piccolo dispositivo che sta in un mano, ci siano le risposte a tutte le domande, dubbi e paure che la vita ci mette di fronte.
A ritenere valida questa posizione anche diversi pediatri che si prodigano in spiegazione sul perché tutto questo pericoloso, che mostrano come una generazione di genitori telefono-dipendenti stia dando vita a una generazione di figli insicuri, poco attenti, disinterressati e con poca fiducia in se stessi e negli altri.

D'altro canto, quante mamme non hanno tirato fuori il loro telefonino mentre erano in compagnia dei loro bambini? Quante non si sono dilungate in una telefonata (non sempre vitale), quante a volte non hanno messo davanti se stesse ai piccoli? E questo non ora (anche se ora la cosa è più evidente e salta all'occhio), ma da sempre?
Qual è, dunque, la verità? 
Si può fare o non si può fare?

Premesso che i genitori trascuranti esistono e rappresentano un grosso problema nella crescita sana ed equilibrata di un bambino e premesso che sono molti di più di quelli che si pensi, non è certo il fatto che perdano o meno tempo sul loro smartphone a renderli bravi o cattivi genitori.
Certo. Ci sono abitudini che in presenza di bambini andrebbero evitate, innanzitutto per dare il buon esempio (non si usa il telefono a tavola, salvo rare eccezioni; non si accende il cellulare al cinema, a teatro e nei luoghi in cui questo potrebbe rappresentare una fonte di disturbo per i presenti; non si chatta mentre il piccolo sta raccontando la sua giornata, è disperato o felice per qualcosa che gli è successo; chiede aiuto per i compiti; o semplicemente un compagno con cui giocare).
Dopodiché, se il bambino è al parco, magari con altri bimbi, gioca e si diverte a prescindere dalla presenza della mamma (che pure lo osserva, non lo perde di vista, è attenta qualora dovesse succedere qualcosa di grave), niente di male a tirare fuori il telefono e occuparsi anche di cose futili, ma tutto sommato divertenti.
Come sempre, il giusto sta nel mezzo e ogni caso, situazione, momento, andrebbe valutato singolarmente, caso per caso, senza falsi moralismi (le mamme sono persone, donne e tutti hanno diritto a un attimo di relax, figli o non figli!), ma neppure con troppo permissivismo.

Dopodiché il rapporto dei bambini di oggi con la tecnologia è profondamente diverso dal nostro. Sono bambini digitali. Che non significa, soltanto, che sappiano usare un computer o iPad senza che nessuno abbia mai spiegato loro come fare, ma che convivono con la tecnologia come parte integrante delle loro giornate. Quello che a noi suona come 'strano' (una mamma attaccata al telefono mentre il bimbo si dondola sull'altalena), per loro è la norma. Non costituisce fonte di trauma.

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