Dai 12 ai 24 mesi: il secondo anno di vita del bambino

Pensavate che il peggio fosse passato? Che dopo le notti insonne, l'allattamento, lo svezzamento, i dentini... Tutto sarebbe andato via liscio almeno fino all'adolescenza? Ebbene no. Benvenuti nel secondo anno di vita. Quando i bambini iniziano a prendere coscienza di sé e a dire no (e non solo).

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Dai 12 ai 24 mesi: il secondo anno di vita del bambino



Il primo anno di vita del bambino è, per la maggior parte dei genitori, il più intenso, quello che riserva le emozioni più grandi, le preoccupazioni (spesso infondate) più allarmanti, le gioie e le paure più forti. Soprattutto se si tratta di un primo figlio, i primi 12 mesi sono quelli in cui mamma e papà, assolutamente inesperti e impreparati, si trovano ad affrontare le sfide più dure e impegnative. I primi mesi, poi, sono spesso caratterizzati da sentimenti contrastanti: una felicità immensa che si alterna, il più delle volte, a una grande stanchezza e a un profondo bisogno di equilibrio e che la vita riprenda il suo corso regolare.
Dopo aver affrontato problemi relativi all’allattamento (con tutti i dilemmi e le fatiche e i sacrifici delle prime settimane), la nanna, le coliche, le vaccinazioni, i dentini, le prime visite mediche, le uscite, i primi tentativi di riappropriarsi di una vita sociale, talvolta il ritorno al lavoro…, i neogenitori sono convinti che dal 13° mese in poi la vita sarà, per tutti, una passeggiata.
In un certo senso è così. Non tanto perché diminuiscono le difficoltà o le sfide, ma soprattutto perché in famiglia ci si conosce meglio, mamma e papà sanno, più o meno, come trattare con l’esserino che hanno di fronte e riescono ad avere un grado maggiore di autostima e capacità di analisi rispetto ai problemi che li rende più sicuri e determinati nell’affrontarli.


Dal canto suo il piccolo impara poco per volta ad esprimere meglio le sue emozioni, le sue paure, i suoi disturbi e a farsi capire più chiaramente dai genitori.
Ciò non toglie che i mesi tra i 12 e i 24 rappresentino un periodo di passaggio fondamentale per il bambino. E che proprio in questi mesi si gettino le basi per ciò che questi sarà nella sua vita.


QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA
La prima grande sfida che un genitore deve affrontare quando si prende cura di un bambino con un’età compresa tra i 12 e i 24 è il cambio di punto di vista a cui questi, il bambino, va incontro. A parte rare eccezioni, infatti, la maggior parte dei bimbi inizia a camminare in modo autonomo in questo periodo, tra i 10 e i 14 mesi nella maggior parte dei casi. Per il piccolo questa è una vera e propria rivoluzione: il suo mondo, infatti, cambia radicalmente. Vede e può raggiungere cose e situazioni che prima gli erano precluse. Sostanzialmente, diventa un essere autonomo, per lo meno per ciò che concerne il movimento, dai genitori. Non deve più necessariamente essere trasportato. Ma può spostarsi in totale autonomia. Cosa significa questo?
Innanzitutto, una rivoluzione in termini di ciò che il bimbo può apprendere e sperimentare. Il mondo improvvisamente gli si stringe intorno e tutto diventa a portata di mano.
Per mamma e papà sostanzialmente questa fase corrisponde a un enorme dispendio energetico. C’è chi sostiene che dopo lo svezzamento, il momento in cui i bambini iniziano a camminare sia la seconda piaga (la terza dovrebbe essere lo spannolinamento). Che sia vero o no poco importa. È indubbio, però, che questa fase richieda di fatto una maggiore attenzione, presenza di spirito e controllo. Il tutto equilibrato dalla consapevolezza che l’esplorazione va non solo tollerata ma anche favorita perché è solo in questo modo che il bambino può crescere.
Nelle prossime settimane approfondiremo l’argomento. Basti sapere, però, che non esiste un unico comportamento da seguire. C’è chi pensa che la cosa migliore sia togliere di mezzo tutti i pericoli. Chi, al contrario, preferisce lavorare sulle regole, mettendo fermi NO laddove una cosa non deve proprio essere fatta e toccata (metodo che alla lunga dà ottimi risultati, ma decisamente faticoso al principio). Chi, invece, improvvisa sul momento. A seconda delle situazioni. Sappiate, comunque, che tra i 12 e i 24 mesi, una delle prime sfide che dovrete affrontare riguarda proprio la possibilità del bambino di camminare.

BAMBINI AUTONOMI E FELICE
Se fino al primo anno di vita i bambini sono di fatto dipendenti in tutto e per tutto dai genitori e, nei primi mesi, non si riconoscono nemmeno come esseri autonomi ma come appendici di questi ultimi (il più delle volte della madre), nel secondo anno, in modo più o meno graduale, i piccoli prendono coscienza di sé e tutto il loro percorso è caratterizzato dal tentativo di capire fino a che punto sono distinti da mamma e papà e fino a che punto possono arrivare. Questa strada sfocia, alla fine, in quella fase della vita che viene definita terribili due, un momento in cui il bimbo pone una serie di NO a tutto quello che gli viene proposto e questo solo per dimostrare a se stesso la sua autonomia.
È un periodo difficilissimo per i genitori. Anche per quei genitori convinti di aver cresciuto, fino a quel momento, bambini angeli. Persino i più pacifici, obbedienti, sorridenti, accomodanti si trasformano improvvisamente in piccoli dittatori prepotenti che vogliono avere sempre l’ultima parola e che sono capaci di lasciarsi andare a capricci che possono durare anche decine e decine di minuti, con tanto di grida, pianti e scene isteriche.
Armatevi di santa pazienza. Si tratta di una fase (generalmente inizia intorno ai 18 mesi) destinata a passare. Occorre essere fermi e determinati nei propri precetti senza farsi prendere dal panico ma, al contempo, permettendo al bambino di capire il suo limite. In questo modo il piccino diventa autonomo. Psicologicamente e fisicamente.
Premiarlo per i successi, permettergli di sbagliare, lasciarlo libero di sperimentare sono azioni fondamentali per accrescere l’autostima e gettare le basi per bambini felici.

IL BAMBINO È EGOCENTRICO
Nel primo anno, salvo problemi specifici, potevate dimenticarvi del piccolo. Lo mettevate nella carrozzina e via. Shopping, aperitivi, spesa al mercato, faccende domestiche, visite alle amiche… Siete persino andate dalla parrucchiera, dall’estetista…. Non proprio al cinema, ma poco ci mancava.
I bimbi piccoli passano molto tempo addormentati e le cure che richiedono ai genitori sono, tutto sommato, facilmente contenibili e prevedibili: la pappa, la nanna, un po’ di coccole, il bagnetto, il cambio del pannolino. C’è poco altro. Questo non significa non dare amore al bimbo. Ma l’amore che potete dargli, in termini pratici, si condensa soprattutto in questi gesti quotidiani.
Coi bambini più grandi la cosa cambia. Tra i 12 e i 24 mesi i bimbi sono estremamente egocentrici. Se sono svegli pretendono che l’attenzione dei genitori sia catalizzata su di loro e per ottenerla sono disposti a ricorrere a qualsiasi espediente. Scordatevi, quindi, di riuscire a cenare al ristorante in tutta calma conversando amorevolmente del più e del meno con il vostro compagno. Dimenticate gli aperitivi (a meno che siate disposti a dare retta tutto il tempo al piccolo o che al suddetto non siano presenti altri bimbi coetanei).
Anche in questo caso si tratta di una fase assolutamente normale e passeggera. Se riuscite a gestirla con calma avrete come risultato un bambino indipendente che sa stare al suo posto. Si tratta, però, di calibrare bene le risposte, in termini non tanto di parole quanto di atteggiamenti, che riuscirete a dare al bimbo: assecondate le sue richieste di attenzione facendogli capire, però, che mamma e papà hanno anche altre esigenze e altri impegni e hanno diritto, a volte, a del tempo per loro (banalmente, se il bambino vi interrompe continuamente a tavola con richieste di attenzione, spiegategli che state parlando e che gli darete retta quanto prima).

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  • Commento inserito da MissElle il 18 marzo 2022 alle ore 08:03

    A quelle che "Cosleeping, allattamento a richiesta, alto contatto ecc ne avete mai sentito parlare? " dio santo, sì! E ne sono stata alla larga come dai virus contagiosi. Non ve lo ordina mica il medico. Biberon a 8 mesi, lettino subito, carrozzina e passeggino, consulente del sonno. Fate le mammine pancine poi vi lamentate.

  • Commento inserito da Rossana il 11 maggio 2021 alle ore 10:03

    Haah mia figlia ha 16 mesi quasiesi cosa hain mano la lancia poi non mi fa fare nulla vuoi solo stare in braccio la notte dorme poco

  • Commento inserito da Rossana il 11 maggio 2021 alle ore 09:38

    Ciao sono mamma di una bambina di 16 mesi non cammina non parla gattona e si alza poi basta ho paura. Non so come. Fare

  • Commento inserito da Valeria il 19 agosto 2020 alle ore 21:09

    Chi ha scritto questo articolo non sa che i primi mesi sono i peggiori.. oppure aveva una mamma o una baby sitter pronte all'occorrenza.. ma una mamma sola sa bene a cosa mi riferisco..quando non si dorme, è tutto pesante.. da 12 a 24 mesi se dorme la notte è una pacchia!

  • Commento inserito da Marina il 22 febbraio 2020 alle ore 14:50

    Ahahha ma chi ha mai avuto una vita questa dormiva 30 minuti x volta, non stava in carrozzina né ne passeggino....ha 20 mesi ora ed è dura perché la notte non dorme ancora ma confronto all incubo dei primi 9 mesi è una figata

  • Commento inserito da Beatrice M. il 4 gennaio 2020 alle ore 10:24

    Sono d€accordo con Alice! Se nel primo anno hai €lavorato€ su diversi fronti (allattamento esclusivo a richiesta, cosleeping, alto contatto ecc.. come scrive Alice) la vedo molto difficile che tu sia andata al ristorante, estetista, e chi più ne ha più ne metta, a farti i fatti tuoi. Certo, ogni bambino è estremamente diverso, mia figlia è sempre stata molto richiestiva da piccolissima.

    In qualsiasi caso però credo che Diventare madre implichi una sospensione, un mettere in pausa una parte di sè non indifferente nel primo anno di vita. È tanto impegnativo e faticoso, anche se hai un partner meraviglioso che ti supporta.

    Quello che ho sperimentato però è che Se in questo primo anno hai instaurato un rapporto profondo con il tuo bambino, basato su fiducia, presenza, contatto forte, ecco che mano a mano che diventa grande potrai iniziare ad allontanarti, e addirittura a lasciargli esprimere i suoi pianti isterici senza sentirti in colpa per non poterlo o volerlo accontentare. Sapete entrambi che l€una c€è sempre per l€altro e viceversa e in questa consapevolezza di amore, è possibile negoziare sul resto. Il tutto è sempre un grandissimo lavoro su noi stesse!

    Io la vedo così.

    Beatrice M.

  • Commento inserito da Annalisa il 3 dicembre 2019 alle ore 14:20

    Certo xché provare a spiegarlo a un bambino di 20 mesi che nn ti fa fare neanche la spesa,xché nn sta fermo oppure qualsiasi cosa vede la vuole e se gliela togli,le urla!!Nn ti ascolta x niente.

  • Commento inserito da Alice il 29 novembre 2019 alle ore 22:38

    Sto ancora ridendo x le cazzate riportate in questo articolo



    ".... Se mentre nel primo anno potevate dimenticarti del bimbo e potevate praticamente far tutto tra aperitivi ecc...."

    Ma avete avuto figli?

    Cosleeping, allattamento a richiesta, alto contatto ecc ne avete mai sentito parlare?



    "lo mettete nella carrozzina e vi dimenticate di lui...."

  • Commento inserito da Gaetano il 25 giugno 2019 alle ore 15:34

    Volevo chiedere un consiglio, la mia compagna vorrebbe andare nella sua terra Natale per un mese..è la mostra bimba a un anno..è io non sarei d'accordo essendo un mese lontano da me..secondo voi sbaglio..?oppure no..

  • Commento inserito da laura il 31 dicembre 2016 alle ore 12:37

    ciao...anche io come Veronica e Greta ho una bimba di 14 mesi...fino a 6 mesi è andato tutto più o meno tranquillo poi è diventata un terremoto, ha iniziato anche a svegliarsi continuamente la notte....insomma anzichè migliorare, stiamo peggiorando. Ancora non cammina da solo, ma credo sia solo questione di poco tempo.

    Ce la faremo anche noi....coraggio!!!!

    Buon Anno

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