MASCHERE DI CARNEVALE

La tradizone di mascherarsi antichissima e risale, addirittura, al Paleolitico superiore quando l'uomo tentava, proprio attraverso il travestimento e durante la celabrazione di riti tribali, di contrastare gli spiriti maligni. Sciamani e stregoni indossavano, quindi, per l'occasione copricapo colorati fatte con piume e foglie secche, dipingevano i loro volti con polveri naturali coloranti, indossavano maschere sul volto e, cos agghindati, davano il via alla celebrazione sacra.
Fu, per, nel corso del Medioevo, quando la societ era rigidamente strutturata in classi sociali, che l'uso di mascherarsi dilag tra la gente comune, permettendo a chiunque, per qualche giorno, di ribaltare i ruoli sociali: il povero poteva travestirsi da ricco, la donna da uomo, il servo da padrone. Insomma, chiunque poteva ambire a diventare ci pi preferiva, dando sfogo a tutti i desideri repressi e ai sogni mai realizzati.
Quella di mascherarsi divenne cos una prassi diffusa, in grado di portare un po' d'allegria nella vita delle persone.
L'espressione "ti conosco mascherina", che oggi significa che nonostante le apparenze non ci siamo fatti ingannare, ha origini antiche e risale al Medioevo, quando grazie al travestimento, nel periodo di Carnevale, il popolo aveva l'occasione di rovesciare i ruoli, anche se solo per qualche giorno e per gioco, della rigida societ del tempo. Una volta, infatti, il travestimento aveva uno scopo ben preciso che oggi andato perduto: nascondendosi dietro ad una maschera e celando in questo modo la propria identit, ciascuno aveva la possibilit di comportarsi come meglio credeva e, soprattutto, come non avrebbe mai avuto il coraggio di comportarsi a viso scoperto. Di tutto ci, oggi, rimasto solo l'aspetto ludico.

MASCHERE DELLA TRADIZIONE ITALIANA

Arlecchino
Bergamo

Nato nella Bergamo bassa, Arlecchino mostra scarso intelletto ed è sciocco e credulone.
Arlecchino lo ritroviamo sempre nelle vesti del servo umile e del facchino.
E' una maschera acrobatica, dalla gestualità complessa: la sua parlata bergamasca è molto più complessa di quella di Brighella, in quanto arricchita da espressioni in altri dialetti.

LA STORIA DI ARLECCHINO

Arlecchino era così povero che quando a Carnevale la maestra organizzò una festa in maschera per tutti i bimbi, lui non aveva nulla da indossare.
Così, mentre tutti i suoi compagni parlavano delle loro maschere e di come si sarebbero vestiti, Arlecchino, da solo in disparte, piangeva, consapevole del fatto che la sua mamma non avrebbe mai potuto comprargli un abito nuovo per l'occassione.
Vedendo la disperazione di Arlecchino, la maestra e gli altri bimbi decisero di fargli un regalo e ciascuno di loro gli donò un pezzetto di stoffa avanzato dai loro costumi colorati.
Arlecchino fu molto contento per il gesto dei compagni anche se non aveva idea di come potesse utilizzare tutta quella stoffa. La sua mamma, però, dopo averci pensato un po' su, finalmente trovò una soluzione e quella notte, dopo che Arlecchino si fu addormentato, inforcò gli occhiali che usava per cucire e iniziò a lavorare.
Cucì e rammendò per ore e la mattina dopo fece trovare ad Arlecchino sul letto un vestito bellissimo, tutto colorato, fatto con gli avanzi delle stoffe che il piccolo le aveva portato.
Quando arrivò a scuola, tutti rimasero colpiti per la bellezza e l'allegria dell'abito di Arlecchino e, durante la festa, tra tutte le maschere presenti, fu proprio il suo vestito quello più bello e acclamato.
Per Arlecchino fu un giorno fantastico e la sua maschera, realizzata grazie alla generosità dei compagni, divenne famosa in tutto il mondo.

Balanzone
Bologna

Il dottor Balanzone rappresenta il personaggio comico di un "dottore" soltanto di nome, a volte medico, a volte notaio.
E' una maschera presuntuosa, superba, amante di sproloqui, lunghe "prediche" con citazioni in latino quasi sempre fuori posto: quando comincia a parlare è quasi impossibile interromperlo e quanto viene chiamato in causa sfoggia le sue dotte "cognizioni" di latino.
Una delle caratteristiche del dottore è la sua obesità.

Brighella
Bergamo

E' la maschera di un servo astuto, ingegnoso, che sa aiutare ma anche ingannare il padrone.
Non ha scrupoli e si adatta a qualsiasi lavoro: può essere oste, soldato, primo servitore o ladro patentato, è il servo furbo della commedia dell'arte.
Questa maschera è nata nella Bergamo alta e si distingue dal servo sciocco e cialtrone della Bergamo bassa.
La sua parlata è in dialetto bergamasco ma con singolari accentazioni che rendono spiritoso il suo modo di parlare.

Colombina
Venezia

E' l'unica maschera femminile.
E' vivace, graziosa, bugiarda e parla veneziano.
E' molto affezionata alla sua signora, altrettanto giovane e graziosa, e pur di renderla felice è disposta a combinare imbrogli su imbrogli. Colombina schiaffeggia senza misericordia chi osa importunarla mancandole di rispetto.

Gianduia
Torino

Si muove con eleganza, agitando il suo caratteristico codino rivolto all'insù.
Ama lo scherzo ed i piaceri della vita.
Gianduia ha finezza di cervello e lingua arguta che adopera per mettere in ridicolo i suoi avversari.
Gianduia é un tipo pacifico e non cerca la rissa, né ama complicarsi la vita, ma non rinuncia al suo senso di schiettezza che fanno parte del suo carattere piemontese, gentile ma sincero.
La sua generosità d'animo e l'innato senso di giustizia lo hanno sempre spinto dalla parte dei deboli e degli oppressi.

Meneghino
Milano

Impersona un servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. E' abile nel deridere i difetti degli aristocratici.
Meneghino é la tipica maschera dei milanesi e come loro è generoso, sbrigativo e non sa mai stare senza far nulla.
Ama la buona tavola
Vestito di una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche, cappello a forma di tricorno sopra una parrucca con un codino stretto da un nastro, ancora oggi, assieme alla moglie Checca, trionfa nei carnevali milanesi.

Pantalone
Venezia

Pantalone è un vecchio mercante, spesso ricco e stimato anche dalla nobiltà, mentre altre volte è un vecchio mercante in rovina. E' un vecchio del tutto particolare perchè nonostante l'età è capace di fare le sue "avances" amorose che non si concludono mai in modo positivo.
E' un uomo di grande vitalità negli affari, al punto di sacrificare la felicità dei figli e l'armonia familiare pur di combinare qualche matrimonio vantaggioso.

Peppe Nappa
Sicilia

Peppe Nappa presenta più di un'affinità con il Pierrot francese, sia per il costume che indossa che per alcuni aspetti caratteriali.
Beppe Nappa rappresenta un siciliano fannullone, intorpidito da un sonno perenne che lo costringe a sbadigliare continuamente.
E' il pigro servitore di un padrone che può essere un commerciante, un innamorato, o un vecchio barone.
In realtà non svolge il suo lavoro in modo efficiente, anzi passa dal sonno,alla ricerca di cibo,aiutato da un fiuto infallibile, per tornare poi al suo mondo di sogni.

Pulcinella
Napoli

Pulcinella è un servitore sciocco e chiacchierone. Assume personalità contraddittorie: può essere infatti tonto o astuto, coraggioso o vigliacco.
Pulcinella è la personificazione del dolce far niente.
Ha sempre fame e sete, il suo piatto preferito sono i maccheroni al sugo. Ha una gestualità vivacissima, tipica dei napoletani

Rugantino
Roma

Rugantino è fanfarone e contaballe e rischia spesso di pagare di persona.
E' disposto a prenderne fino a restare tramortito pur di avere l'ultima parola. Rappresentò il tipo di popolano violento ma generoso, vero e proprio antenato del moderno bullo di periferia sempre pronto a sbeffeggiare il potere costituito e a difendere coloro che la miseria finisce col porre fuori legge.
Il suo nome deriva da " rugare" cioé brontolare, borbottare, come una pentola d'acqua che ribolle.


 


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